Attenendoci alla regola di Carlo Conti, se lui il prossimo anno dovesse tornare a condurre il Festival di Sanremo rischiamo di trovarci i tre tenorini del Volo come valletti. Scherzi a parte, i tre ventenni lanciati dal talent canoro per bambini “Ti Lascio una Canzone”, e famosissimi oltreoceano, hanno portato a casa, rispettando qualsiasi pronostico, la vittoria sul palco dell’Ariston, all’interno del Festival numero 65, che ha battuto tutti i record d’ascolto (54% di share e dodici milioni di telespettatori, la cifra più alta degli ultimi quindici anni).
Chiusi i battenti, rimangono tantissime canzoni che stanno già risuonando nelle radio di tutta Italia, in quello che è stato definito il Festival più radiofonico di sempre, e si tirano le somme. Indubbiamente un Festival che ha messo d’accordo tutti, a cominciare dal conduttore, Carlo Conti, più nazionalpopolare che mai, che ha dato spazio a donne, uomini, bambini, anziani, gay, etero, transgender, ambientalisti, femministe, amanti del bel canto, adolescenti che guardano i talent, e qualsiasi altra categoria di persone del nostro paese. E lo scopo è stato raggiunto: ascolti record, consensi ovunque, il Conti che entra in tutte le case ogni sera all’ora di cena con la sua “ghigliottina” ha dimostrato di essere un conduttore di serie A, capace di reggere cinque serate di diretta, di sviare le (poche) polemiche, di mantenere quell’aspetto sereno e gioviale che “tranquillizza” il telespettatore medio. E, nonostante le poche competenze in ambito musicale, è riuscito a dare centralità alle canzoni, a quelle in gara, e ai superospiti, da Tiziano Ferro, a Gianna Nannini, passando per Enrico Ruggeri e Biagio Antonacci.
Scorrendo la classifica, si può dire che lo strapotere del televoto è (forse) finalmente terminato: una classifica determinata solo per il 40% dai voti da casa (il restante 60% era a metà fra giuria demoscopica e sala stampa), che finalmente rispecchia la qualità dei brani presentati, tenendo poco conto della provenienza dei loro interpreti. Dopo Il Volo, secondo classificato è stato Nek, tornato alla grande sul palco dell’Ariston dopo diciotto anni, che sembrano non essere passati per lui: fisicamente sempre uguale, una canzone quasi “dance”, stroncata inizialmente dalla critica perché “troppo ritmata”, e che invece ha conquistato il secondo posto, oltre al Premio Sala Stampa, al Premio per il Miglior Arrangiamento, e al premio speciale istituito da RTL 102.5 per i passaggi radiofonici. Malika Ayane, medaglia di bronzo, potrebbe essere definita la Leonardo Di Caprio dell’Ariston: canzoni bellissime, ma non vince mai. Ha però una nutrita collezione di Premi della Critica “Mia Martini”, compreso quello di quest’anno, tant’è che si ipotizza che prima o poi il suddetto premio verrà a lei intitolato.
Quarto e quinto posto, Annalisa Scarrone e Chiara Galiazzo, rispettivamente provenienti da Amici e da X Factor: voci bellissime, canzoni orecchiabili, indubbiamente il televoto avrà fatto la sua parte per farle piazzare così in alto. Sesto posto per Marco Masini, uno splendido ritorno per lui, professionista che conserva sempre una bella grinta. Settimi i Dear Jack, scuderia di Maria De Filippi, che insieme a Lorenzo Fragola, vincitore fresco di X Factor 8, e decimo classificato, dimostrano come sia cambiato il Festival di Sanremo, non più vittima del televoto e dello spauracchio dei talent: entrambe le canzoni sono moderne, orecchiabili e radiofoniche, ma non meritavano la vittoria. Ottavo posto per il ritorno di Gianluca Grignani, e la sua compagine di fan sfegatate sui social, e nono per il blues di Nina Zilli.
Delusione Alex Britti, undicesimo: la sua canzone era solo un continuo virtuosismo di chitarra, accompagnata da una vocalità che non si attiene agli standard a cui il chitarrista più bravo d’Italia ci ha abituati. Dodicesimo posto per il pezzo di Irene Grandi, senza infamia e senza lode, tredicesimo per Nesli, che paga la sua scarsa fama al di fuori del mondo dei rapper. Il caso Bianca Atzei, quattordicesima, è presto risolvibile: molta gente non sa chi sia. Bianca è una ragazza sarda, classe 1987, sponsorizzata da Lorenzo Suraci (colosso RTL 102.5 ed etichetta musicale Ultrasuoni/Baraonda Records, di cui fanno parte anche Britti, i Dear Jack, e i Modà, il cui frontman Francesco Silvestre ha scritto anche il testo del brano della Atzei). Con uno sponsor così era inevitabile, dopo quattro anni di tentativi, vani, per partecipare a Sanremo, che prima o poi ce l’avrebbe fatta. Non è ancora una cantante da serie A, visibilmente emozionata, e con qualche problema di intonazione, ma ha una voce inconfondibile ed è molto sensuale, oltre che delicata e composta. Quindicesimo posto per il rapper Moreno, e sedicesimo e ultimo posto per il duo Grazia Di Michele/Platinette, una canzone con un testo molto profondo ma che, prevedibilmente, non ha saputo incontrare i gusti del pubblico di Sanremo.
Tutto quello che è andato oltre la musica, è solo contorno. Vallette, comici, look, ospiti provenienti da altri campi, gossip, polemiche, sono tutti argomenti che hanno tenuto banco sui social per le cinque giornate del Festival, ma in fondo quello che resta sono proprio le canzoni. Ed è un orgoglio che anche un pezzettino del nostro Salento sia stato su quel palco e abbia, in qualche modo, portato a casa una vittoria: si tratta di Carolina Bubbico, direttore d’orchestra proprio per Il Volo, elegante e professionale, al suo primo Sanremo. Un Sanremo che lascia tante belle canzoni, un conduttore che molto probabilmente verrà confermato anche per la prossima edizione, e una convinzione: il Festival può essere amato o odiato, ma è sempre e comunque un patrimonio del nostro paese. Può cambiare, può adeguarsi ai tempi, può rimanere un concetto “antiquato”, ma Sanremo è Sanremo, e “l’importante è che se ne parli”.
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