Thomas Mann scriveva che “la bellezza può trafiggere come il dolore”, può cioè toccare corde così profonde da annullare ogni altro pensiero e sentimento. Otranto, con il suo mare, le sue architetture, i suoi odori, i suoi colori riempie la mente di chi, a fiato corto per l’emozione, respira per la prima volta la sua rara bellezza.
Otranto è la città più orientale d’Italia e questo suo ruolo geografico ed anche politico e culturale di ponte dell’Occidente verso l’Oriente ha sempre condizionato la sua storia, nel bene e nel male. Già antropizzato nel Paleolitico, Otranto fu un importante centro messapico; in questo periodo la cittadina fu dotata di una complessa rete stradale che la connetteva con il resto del Salento. Colonia della Magna Grecia, nel 151 a.C. fu conquistata da Roma di cui fu Municipium con il diritto di battere moneta. La Hydruntum romana fu porto e centro commerciale importantissimo dell’Impero. Due basi marmoree con epigrafi dedicate agli imperatori Lucio Aurelio Vero e Marco Aurelio Antonino sono i piedritti del palazzo Arcella situato in corso Garibaldi sono alcune delle testimonianze di questo periodo.
Dopo la caduta dell’Impero romano d’occidente, Otranto diventò dominazione bizantina e caposaldo di Bisanzio dell’Italia meridionale fino al 1064 quando diventò normanna. Alla fine del XI secolo sorse, per volere di Boemondo I, figlio di Roberto il Guiscardo, l’Abbazia di S. Nicola di Casole, una delle realtà più importanti del Medioevo cristiano; dotata di una ricchissima biblioteca, che fu rasa al suolo nel XV sec., e centro studi per i giovani di tutta l’Europa, ai suoi monaci Italo-greci si deve la riscoperta e la trascrizione di moltissimi testi classici.
Nel 1088 fu consacrata la Cattedrale che un secolo dopo fu impreziosita del mosaico pavimentale più grande d’Europa, opera del monaco di Casole Pantaleone, perfetta sintesi della cultura occidentale ed orientale. Otranto cadde dunque nelle mani degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi. Fu nel periodo aragonese che Otranto subì, nel 1480, il devastante attacco dei Turchi.
Era il 28 luglio, 18.000 uomini, a bordo di 150 navi, al comando di Gedik Ahmed Pascià, assaltarono il porto di Otranto e, dopo uno strenua resistenza da parte degli abitanti, conquistarono la città che devastarono e saccheggiarono. Il 14 agosto, 800 idruntini che non vollero abiurare la loro fede cristiana furono massacrati sul colle della Minerva; i loro corpi rimasero insepolti per più di un anno e solo dopo la riconquista di Otranto da parte degli Aragonesi, avvenuta il 10 settembre 1481, ebbero degna sepoltura. Furono ricostruite la cattedrale, il castello e la cinta muraria e già ai primi del ‘500 Otranto aveva riacquistato l’antica bellezza.
Otranto, a causa della sua posizione geografica, fu sempre ambita preda di molti conquistatori tant’è che mai riuscì ad ottenere quella posizione di prestigio da un punto di vista sociale e commerciale che avrebbe meritato proprio per le insidie che costantemente le provenivano dal mare. Oggi Otranto é uno dei borghi più belli del mondo; dal 2010 la città vecchia é patrimonio culturale dell’UNESCO. Prestigiosa meta del turismo nazionale ed internazionale, è luogo di antiche memorie e di magici paesaggi. Il suo castello aragonese, interamente ricostruito nel 1481 da Ciro Ciri con la consulenza del grande architetto militare di Francesco di Giorgio Martini, ha un impianto pentagonale irregolare con tre torri circolari; circondato da un fossato, ha un enorme bastione a lancia prospiciente il porto che fu aggiunto nel XVI secolo. La Cattedrale, intitolata a Santa Maria Annunziata, fu costruita nel periodo normanno e fortemente rimaneggiata dopo l’assedio del 1480. Al suo interno vi é un capolavoro dell’arte musiva internazionale, il suo pavimento a mosaico realizzato dal Monaco Pantaleone dal 1163 al 1165 che si sviluppa lungo le navate, il presbiterio e l’abside e che ripercorre la storia dell’uomo dal peccato originale alla salvezza. La cripta risale all’XI secolo e ha dei magnifici affreschi realizzati tra il medioevo ed il ‘500.