Nella Brindisi più intima e nascosta esiste un ‘cammino’, che dal porto si snoda fino al Duomo e all’ex Ospedale dei Templari e che è segnato da simboli, misteriosi quanto indecifrabili, di croci potenziate tracciate nella pietra delle facciate dei palazzi nobiliari della zona; croci che sono esemplari del beauceant, simbolo di battaglia dei Templari, una sorta di croce greca o croce patente (croix pattèe), ovvero la croce a bracci uguali che si allargano nella parte esterna, di cui una è presente nella chiave di volta dell’arco bicromo all’ingresso che oggi ospita la Casa del Turista.
Ancora oggi, dunque, queste croci stanno a testimoniare il percorso dei Templari dal porto di Brindisi all’attuale centro storico, ben visibili e incise nella pietra delle mura dei palazzi gentilizi., e a testimoniare l’esistenza a Brindisi dell’Ordine monastico-militare in fondazione operativa in epoca normanna sin da prima del 1196.
Si narra che i Cavalieri dai mantelli bianchi, fregiati di croce vermiglia, facessero la spola con la Terra Santa, approdando a Brindisi con la nave “Santa Maria dei Templari” o “Il Falcone” e con altre imbarcazioni dell’Ordine e trasportando cavalli, biscotti e vettovaglie.
I Cavalieri pare che a Brindisi fossero impegnati principalmente in attività mercantili, di noleggio di imbarcazioni; nonché, in missioni diplomatiche, talvolta infarcite di illegalità, posto che si spingevano fino alla sottrazione di beni a mercanti veneziani e marchigiani, per fini economici e per sostenere le loro crociate.
Esisteva a Brindisi, ubicata nella chiesa di San Giorgio de Templo, una domus templare, ossia un insediamento, formato da una parte adibita a refettorio, dormitori, stalle, officina, ecc., una parte riservata al culto e un Ospedale, che tuttora esiste ed è adiacente al Duomo.
Una seconda sede dell’Ordine pare fosse ubicata nei pressi della chiesa di San Giovanni al Sepolcro.
A Brindisi il 15 maggio del 1310 si inaugurò l’inquisizione dei Templari in un edificio (forse un convento) adiacente alla cappella di Santa Maria del Casale e fu celebrato nel salone del Castello Svevo il più importante processo ai Templari del Regno di Sicilia, tragico evento che segno la fine dell’Ordine.
La commissione apostolica, presieduta dall’Arcivescovo di Brindisi Bartolomeo e composta dagli inquisitori Giacomo da Carapelle, Arnolfo Bataylle e Berengario de Olargiis, citò i Cavalieri templari, affiggendo avvisi e bandi.
Si presentarono al processo solo Giovanni da Nardò e Ugo di Samara, a difendersi vanamente dalle accuse (palesemente false ed infondate) di apostasia, idolatria, eresia, sodomia e adorazione del barbuto idolo Baphomet.
In particolare, i Cavalieri del Tempio venivano accusati di sodomia, equivocando il sigillo ufficiale dell’Ordine, che ritraeva due cavalieri in groppa sullo stesso cavallo, ma che in realtà rappresentava lo spirito di fratellanza e di povertà e la duplicità (monaci e guerrieri) dell’Ordine stesso.
Il processo ai Cavalieri del Tempio si concluse con la soppressione dell’Ordine e la condanna al rogo di molti Maestri e dignitari, consegnandoli alla suggestiva leggenda.