Il campanile di Soleto, costruito verso la seconda metà del 1300 da Francesco Colaci di Surbo agli ordini di Raimondello Orsini, è un monumento decisamente suggestivo e intrigante dell’arte italiana, paragonato da Martin Briggs a quello di Giotto a Firenze e a quello di Verona.
Ma c’entra qualcosa con il campanile l’opera magica del “mago-umanista” di Soleto, Matteo Tafuri, cultore delle arti divinatorie, anche se – stranamente davvero – Tafuri nacque circa un secolo dopo la realizzazione della torre campanaria e, quindi, la leggenda è ancora più misteriosa…
Legenda, secondo cui in una notte di tempesta e maltempo Tafuri volle realizzare una meravigliosa opera imperitura ed esotericamente significativa, ma l’impresa si rivelò ardua. Tanto ardua che il “mago” soletano invocò streghe, diavoli, spiriti infernali, affinché lo aiutassero nella realizzazione della guglia in una sola notte e prima del sorgere del sole, attingendo i materiali dalla vicina “cava del diavolo”.
Ma, per quanto diabolici e potenti, i démoni alati non furono abbastanza veloci nello svolgere il loro compito e l’alba sorprese quattro di loro mentre trasportavano gli ultimi capitelli.
Si sa che la luce del sole nuoce e intimorisce gli esseri infernali e i quattro poveri diavoli – è proprio il caso di definirli così – rimasero pietrificati e bloccati agli angoli del campanile nel vano tentativo di spiccare il volo e dileguarsi.
Fin qui la leggenda…
In realtà, il monumento, costruito nel 1397 da Raimondo Orsini del Balzo (conte di Soleto e principe di Taranto), con l’intento di incutere soggezione al popolo, venne visto dalla comunità bizantina (allora) di rito greco come espressione pregnante di cristianità e la comunità dei macàri soletani (streghe e stregoni, veggenti e sensitivi) ne fece un emblema dell’esoterismo, che da sempre affascina la gente del Salento.
Dalla sommità del campanile i démoni pietrificati ammirano eternamente i due mari salentini, anelando forse di poterci prima o poi arrivare, perché … chissà … la magia può molto e in futuro … chissà…