Tra i territori comunali di Putignano, Castellana Grotte, Monopoli, Alberobello, Locorotondo e Fasano vi è un ecosistema strepitosamente bello, un luogo mozzafiato, poco noto, ma imperdibile: il Canale di Pirro o valle del Canale di Pirro, un polje, ossia un’ ampia depressione carsica lunga circa 12 chilometri e larga tra 500 e 1500 metri, con un dislivello compreso tra i 75 e i 100 metri, annegata nel verde più lussureggiante, che si confonde con l’azzurro del mare in lontananza.
Il ripido versante settentrionale del canale è dominato dalla Selva di Fasano e sovrastato dal Monte Sale (alto 437 m.s.l.m.); mentre, il versante meridionale è attraversato da un troncone principale dell’Acquedotto Pugliese. Nel canale è stata di recente scoperta una profonda grotta attiva di almeno 324 mt., di cui gli ultimi 60 sono sott’acqua, e lunga più di un chilometro, che si sviluppa nel sottosuolo di Monopoli, Alberobello e Fasano.
Pare che il nome originario del canale fosse “Canale delle Pile”, probabilmente per la presenza di numerose “pile”, ossia di cisterne utilizzate per la raccolta e la conservazione delle acque piovane; mentre, la attuale denominazione deriverebbe da una deformazione linguistica del nome originario. Tuttavia, la storia associa il nome del canalone al passaggio di Pirro, Re dell’Epiro, attraverso questi territori; ma, altro orientamento vuole che il nome derivi da “pire”, cioè dalle tipiche costruzioni circolari in pietra (l’ultima esistente ancora e funzionante in Masseria Torricella), alte meno di due metri, presenti anticamente in queste campagne e utilizzate come raccoglitori finali delle acque piovane.
Attorno alla zona abitata del Canale di Pirro, denominata Borgo Canale, vi sono caratteristiche contrade come Monte Abele, nei pressi della frazione di Laureto, e la piccola frazione di Cocolicchi; mentre, in contrada Marziolla, in agro di Locorotondo e nel Canale di Pirro, c’è quello che pare sia stato il primo trullo costruito, almeno secondo quanto attestano antiche pergamene depositate negli archivi storici risalenti al Regno di Napoli, censito nella frazione di Fasano di Cocolicchio.
Leggenda vuole che un pastore forestiero, che abitava in zona in un insediamento rupestre, avesse deciso di formare famiglia e di edificare una costruzione in un appezzamento di proprietà del proprietario della masseria. Poiché il permesso di costruire era provvisorio, il pastore mise su un’abitazione con la pietra che trovava nei campi adiacenti, una costruzione a secco (senza calce o collanti) a forma di cono, in modo tale che, togliendo la pietra che faceva da incastro, potesse crollare tutto e il manufatto fosse rapidamente melinato, in caso di revoca del premesso… Così, da una costruzione assolutamente precaria e ‘povera’ ha preso origine uno dei più antichi complessi edificati, assurto giustamente agli onori di patrimonio dell’Unesco.