Inizia da oggi una rubrica dedicata a chi vuole conoscere il nostro meraviglioso Salento con i suoi affascinati paesi; un viaggio immaginario tra arte, storia e leggende …
Il nome é un saluto ed insieme un allegro invito, ricorda i boschi (silvae) ed un antico guerriero, il centurione romano Salus, al quale la leggenda vuole che questo paese sia stato donato come ricompensa al suo valore.
Situato sul versante ionico del Salento meridionale, sorge sulle colline delle serre, a circa 130 metri sul livello del mare
É “piena di spiriti” Salve, così Carlo Levi scrive di questa antica terra che trasuda storia e magia. Le testimonianze archeologiche rinvenute nella grotta Montani e sulla collina Spigolizzi ci parlano di tempi lontani almeno 70.000 anni. Fu durante l’età del bronzo che una cospicua comunità si stabilì nel sito della Chiusa, vicino alla masseria dei Fani dove costruirono enormi mura, larghe 8 m ed alte 4, i resti delle quali si possono scorgere tra la vegetazione oggi esistente.
Una città messapica chiamata Cassandra, e distrutta dai Goti nel 548 , si trovava sulla collina Profichi, sempre nel territorio di Salve; la leggenda vuole che lì ci fosse un mulino che macinava pepite d’oro. Fu intorno al settimo secolo d.C. che in queste terre giunsero i monaci italo greci fuggiti da Bisanzio perché costretti dalla furia della guerra iconoclasta bizantina; é lungo il canale dei Fani che si trovano le loro laure e le cripte, alcune delle quali si possono ancora ammirare come quella affrescata con immagini sacre. Quando Salve, nel IX secolo, entrò a far parte della contea di Taranto fu fortificata e munita di mura possenti per difendersi dai predoni che giungevano dal mare. Nonostante ciò Salve spesso fu vittima di nemici feroci che provenivano dal mare contro cui gli abitanti combatterono sempre valorosamente. Una leggenda lega le vore ( voragini ad imbuto scavate dall’acqua piovana) di questo territorio agli assalti dei turchi (1480) e degli algerini (1537 e1547) guidati dal crudele Dragud; chiamate dagli abitanti di Salve “buche del diavolo” la leggenda vuole che fossero abitate da un terribile demone che gridava ed imprecava tutto il giorno finché non smise di farlo quando nell’interno delle voragini furono gettati 50 algerini morti.
Molte altre sono le storie che parlano di folletti e di fate bellissime e crudeli che attirano i contadini di notte e poi li uccidono, di monacegghi, i casalinghi diavoletti dispettosi che promettono e non mantengono mai, ai quali si deve togliere il cappello per renderli innocui.
Bellissimo é il centro storico di Salve con le piccole, caratteristiche vie, le antiche case a corte, i frantoi ipogei, le imponenti case-torri (quella dei Montano è affiancata da una dimora seicentesca), i nobili palazzi (il nucleo più antico di palazzo Ceuli è del XV secolo), le chiese (la Matrice,dedicata a S. Nicola Magno, risale nella parte più antica al VI secolo e possiede un meraviglioso organo monumentale seicentesco). È qui che si trova un’abitazione dove, narra la leggenda, stava per entrare il demonio; la casa apparteneva a Don Giuseppe Valentini, arciprete della cittadina nel 1664, il quale voleva ristrutturare ed ampliare la chiesa madre e perciò era alla ricerca del danaro necessario. Un giorno un uomo elegantemente vestito gli offrì un’ingente somma; invitato dal prelato, il gentiluomo giunse a casa del prete a cui, prima di entrare, chiese di “togliere Antonio ed Ignazio dalla parete”, i santi dipinti sui quadri nell’ingresso della dimora. Don Giuseppe capì di trovarsi davanti a una presenza demoniaca; prese un crocifisso e con questo fece il segno della croce. Ci fu una violenta esplosione e il demonio sparì lasciando l’impronta del suo zoccolo sul gradino dell’abitazione.
A Ruggiano, frazione di Salve, si trova il santuario, che ha il nucleo più antico di origine medievale, dedicato a Santa Marina il culto della quale è ancora molto diffuso; la Santa guarisce dall’itterizia, il ” mal d’arco”, così chiamato perché si riteneva che fosse l’arcobaleno il responsabile della malattia.
Salve è il mare cristallino e le spiagge bianchissime delle Pescoluse, di Torre Pali, di Posto Vecchio e di Lido Marini i cui arenili infiniti potrebbero ricordare paesaggi caraibici se non avessero a un passo delle loro spalle una campagna profumata di storia, di mirto e lentisco ed impreziosita da muri a secco, pagliare e cappelle rupestri…