Lecce – Si è svolta il 12 Novembre 2022, a mezzogiorno, nell’elegante atmosfera dell’Hotel Risorgimento al 19 di via Augusto Imperatore a Lecce, la conferenza stampa della XXIII edizione del Festival del Cinema Europeo. L’occasione è stata la presentazione del film “Il tempo dei giganti” alla presenza del produttore, dei registi e dello scrittore dal cui libro “La morte dei giganti” è stato liberamente tratto il film che narra il viaggio di Giuseppe Semeraro che torna dal padre, un contadino della Valle d’Itria, dopo aver visitato il Salento travolto “dall’emergenza fitosanitaria del secolo”, la Xylella Fastidiosa.
Nel presentare il produttore del film Ivan D’Ambrosio, il “padrone di casa” il Direttore Alberto La Monica si dice orgoglioso di inaugurare la XXIII edizione con questo film, che evidenzia uno sguardo attento e doveroso al territorio. Affrontare queto tema, aggiunge D’Ambrosio è stato molto doloroso, perché è duro dover parlare di qualcosa che sta davvero accadendo, nella sua nuda e cruda realtà. Ma questo film non è solo una semplice testimonianza, un documento da consegnare ai posteri, è altresì un punto di domanda e un momento di ricerca che mette in luce le mille contraddizioni di questa “faccenda” e i limiti dell’essere umano nell’affrontare problemi di così vasto impatto sul territorio. Il regista Davide Barletti sottolinea come il racconto si sia sviluppato su due livelli e momenti storici. Tanti i colpevoli e tanta la confusione. Una politica sbagliata, una comunicazione altrettanto errata, un pessimo controllo del territorio, l’inquinamento, una cattiva manutenzione del territorio. Ma il film, aggiunge il co-regista Lorenzo Conte, vuole essere anche un momento di speranza, il finale non è chiuso. L’idea è di partire da questa tragedia per imparare a capire come muoversi, anche perché il pericolo non è ancora scampato. Infine, l’autore Stefano Martella racconta l’emozione di vedere il proprio libro trasformarsi in immagini e la sensazione di sgomento nel vedere questi “Giganti” che hanno resistito per secoli, ormai morenti. Ancora, l’importanza di parlarne il più possibile, senza piegarsi a quel silenzio che fa comodo a molti.