Al Teatro Comunale di Novoli, con lo spettacolo della Compagnia Crest di Taranto prosegue “Ci vuole un fiore, a teatro con mamma e papà”, una “rassegna nella rassegna” dedicata alle famiglie
Novoli (Le) – Domenica 15 febbraio (ore 17.30 – ingresso 5 euro), con lo spettacolo La Sposa Sirena della Compagnia Crest di Taranto, prosegue “Ci vuole un fiore, a teatro con mamma e papà”, rassegna di spettacoli per famiglie che rientra nell’ambito della stagione del Teatro Comunale di Novoli, promossa dal Comune di Novoli, Fondazione Focara, Teatro Pubblico Pugliese in collaborazione con Factory Compagnia Transadriatica e il sostegno di Società Agricola Calcara e Cantine de Falco.
La Sposa Sirena per la regia di Michelangelo Campanale con Valentina Franchino, Salvatore Marci, Lucia Zotti, racconta la storia della bella sposa di un marinaio che si lascia sedurre da un giovane signore che poi l’abbandona; il marito al ritorno pensa che la donna meriti la morte e la getta in mare, dove le Sirene, affascinate dalla sua bellezza, la chiamano Schiuma e le insegnano a cantare ed incantare i marinai. Schiuma non riesce a scordare il marito, il quale una notte si lancia tra le onde; le Sirene lo vogliono trasformare in corallo ma Schiuma, ancora innamorata, lo salva con uno stratagemma. Non potendo vivere senza di lei, l’uomo affronta una prova di coraggio pur di riaverla: ruba un fiore-talismano custodito dalle sirene. L’impresa riesce e la sirena torna donna e sposa che aspetta il suo uomo forse perito o forse ancora marinaio giramondo: perché le storie si ripetono e le fiabe ripetono le storie a beneficio di grandi e bambini affinché gli errori non si commettano più. “Tessuta dal tempo con la sapienza del racconto popolare e della mitologia greca, la fiaba ci parla di Filomena, una donna che un giorno il mare accolse e salvò dalla furia del marito tradito, trasformandola in sirena”, sottolinea il regista. “Ancora oggi quella figura di sirena vibra, custodisce nelle maglie della sua vita il segreto di quella bella città che fu Taranto, e si fa specchio nel quale riflettersi e riflettere la realtà di oggi. Senza sforzo, i bastioni dell’antico castello, su cui si può sentire la voce di Filomena che aspetta suo marito di ritorno dal mare, si trasformano: dalle torri degli altiforni dell’Ilva il vento porta un lamento, una preghiera che quella città ogni notte recita, perché dal mare ancora una volta venga l’aiuto per ritrovare se stessa”.
Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di Paisemiu.com
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