Lecce – Venerdì 18 Novembre, Sala 2 del Cinema Massimo a Lecce. Tra gli ospiti eccellenti della XXIII edizione del Festival del Cinema Europeo, Sergio Rubini.
Alberto La Monica, Direttore del Festival, lo presenta come un amico col quale ha un rapporto di stima ed affetto, poi, ricorda la sua presenza alla manifestazione sin dalla prima edizione del 2000 a Corato. Ad intervistare Rubini è il critico cinematografico Enrico Magrelli, che si sofferma sui registi per i quali ha lavorato. Rubini racconta gli inizi della sua carriera artistica e l’incontro con il grande regista Federico Fellini, visto per la prima volta nel 1982, di lui ricorda la sua grande umanità, visionarietà e saggezza.
“Tutti gli portavano delle foto, dalla casalinga all’impiegato, perché lui era sempre in cerca di volti. Io ero un giovane attore di 22 anni ma non avevo i soldi per fare il Book. Ricordo che gli portai una foto in bianco e nero, che mi aveva fatto il mio professore di filosofia al Liceo, e lui mi disse: “Lei assomiglia alla sua foto”. Era contento, perché con quella foto avevo portato me stesso e la mia profondità e fui scelto”.
Ricorda poi Gabriele Salvatores: “Appena mi vide mi scelse per il film Nirvana – nel ruolo di Joystick”. Un regista capace di accogliere e amare i suoi attori e trattarli come compagni d’avventura, farli sentire al sicuro e capaci di mostrare la loro essenza. Ancora, cita sé stesso, lavorare per Rubini-regista non è stato facile, perché mettere in scena le proprie storie non lo è. Rubini ringrazia lo stesso Magrelli, che selezionò “La stazione” determinando, di fatto, la sua storia professionale, il film vinse il premio della critica e lo responsabilizzò, costringendolo a studiare e a capire che stava diventando una cosa seria.
A quello seguì “Il viaggio della sposa” un film autobiografico, un viaggio interiore. “Gli incontri con noi stessi sono sempre quelli più dolorosi” aggiunge. Non è facile fare un bilancio della propria carriera, certo si dice sorpreso di essere giunto fin qui e di dover molto a suo padre, che non lo ha mai invogliato a fare il suo mestiere quello, di ferroviere, portandolo così a scegliere altro. Infine, Rubini sottolinea l’importanza della cultura e del ruolo educativo del Cinema.
L’incontro si conclude con la consegna dell’ulivo d’oro da parte di Alberto La Monica, che rievoca la propria terra e le proprie origini e che – continua Rubini – “riscalda il cuore”.