Chiusa la porta della stanza a fine giornata, supino sul letto con le cuffie alle orecchie ti lasci travolgere da suoni psichedelici, tamburi che si intrecciano e si scambiano con note di basso fretless, corde di chitarra e distorsioni vocali. Suoni ipnotici, quasi claustrofobici, ma di quella claustrofobia piacevole carica di calore rock – prog.
Quattro mostri musicali, gli O.R.k. con una formazione che vede alla chitarra Carmelo Pipitone, membro e fondatore dei Marta sui Tubi, al basso Colin Edwin dei Porcupine Tree, alla batteria Pat Mastelotto dei King Crimson e alla voce distorta Lef degli Obake e dei Berserk!.
Una super band dunque quella che ha deciso di collocare la sua tappa zero proprio in Puglia, nella Cittadella degli Artisti di Molfetta, dove con Inflamed Rides, il loro primo album prodotto con Musicraiser, hanno esordito in una formula nuova, doppia tappa, stesso giorno e stesso luogo e tra scambi di occhiate musicali, suoni nuovi e imprecisi e allo stesso tempo perfetti, hanno cucito l’atmosfera giusta, quella che ti prende dalla prima all’ultima nota e ti trascina nell’electro – ambient.
Dieci brani tra cui Pyre e Jellifish, pezzi poliedrici e incollocabili tra i generi che esplorano il subconscio attraverso le doti di fenomeni uniti dalla forza della musica. O.R.k. come esempio di un genere che ha raggiunto l’apogeo intorno agli anni 70, quando si sperimentava, pezzi incomprensibili talvolta scomparsi nel tempo insieme agli stessi autori, che oggi riemergono come miti ai quali ispirarsi. Il prog non era un genere ma aveva ben salde le sue caratteristiche, la “non forma”, strutture di lunga durata divise in sottosezioni e melodie distorte, fuori dal reale accostate all’immaginario. E nascosto tra riservati spazi culturali il “non genere” esiste ancora e rivive in band tuttora difficilmente raggiungibili ma che una volta ascoltate possono marchiare a fuoco.