Quando, sovente nel calcio nevrotico degli anni 2000, si cerca di ripartire da zero dopo un intervallo di tempo di insuccessi le richieste delle tifoserie trascendono la mera ricerca della massimizzazione del risultato chiedendo una parola che nel calcio, nella politica e nella società di oggi significa molto, soprattutto per chi non è, né si deve sentire, colpevole della situazione generale: Programmazione.
Francesco Moriero, uomo innamorato dei colori giallorossi fino al midollo, non è ancora riuscito a schiodare il Lecce dalla quota zero in classifica e, come (ahimè) il mestiere dell’allenatore moderno prevede, si addensano già le nuvole grigie sul suo futuro sulla panchina del Via del Mare, che diventerebbe decisamente incerto in caso di passo falso al “Vigorito” di Benevento.
Una squadra che si deve ancora amalgamare – L’allenatore leccese si è trovato ad allenare una squadra che, a parte Martinez e Bogliacino, è risultata totalmente azzerata rispetto al team che l’anno scorso ha fallito la promozione capitolando nelle forche caudine dei playoff. Il Lecce 2013/2014 è una compagine assemblata nel tempo, con una fetta importante di giocatori che non ha svolto il lavoro estivo nel ritiro di Montecopiolo e con calciatori, Falco e Falcone su tutti, che hanno lasciato il gruppo giallorosso dopo aver svolto la preparazione ed essere entrati nelle gerarchie di Moriero. È raro, quasi impossibile, che in un calcio esasperato come quello di oggi, un allenatore riesca a costruire automatismi nelle due fasi di gioco e nell’interezza dei tre reparti. Il Lecce è ancora un cantiere aperto, ed ha avuto la peggio in due match contro due compagini neopromosse che a loro volta salvano nell’interezza le ossature per poi condirle con elementi validi per aggiungerne la qualità: hanno agito in questa direzione le nostre mattatrici L’Aquila e Salernitana. Soprattutto la sconfitta contro gli abruzzesi è servita a capire l’approccio psicologico da non avere in Lega Pro. Il Lecce deve diventare squadra, dentro e fuori dal campo, e per realizzare ciò ci vuole pazienza e consapevolezza dei propri mezzi.
Un campionato equilibrato e difficile – I campionati di Lega Pro sono stati caratterizzati spesso dalla presenza di una squadra battistrada capace di ammazzare il campionato o, al massimo, di un novero strettissimo di due tre squadre pronte a mettere in riga il resto del campionato. Ebbene quest’anno non è così: dopo due giornate l’unica squadra a punteggio pieno (contando però la seconda giornata di riposo della Salernitana) è la matricola Pontedera, una neopromossa appunto, squadra che affronta questo atipico campionato di Lega Pro senza retrocessioni con più spregiudicatezza e voglia di stupire. Il girone B della Lega Pro 2013/2014 sarà quindi un campionato difficile caratterizzato dalla presenza di almeno cinque squadre, tra cui naturalmente il Lecce, con le carte in regola per raggiungere il primo posto che porta dritto dritto al paradiso, anche finanziario, della cadetteria.
Una percentuale di tifoseria eccessivamente critica – “Chi viene allo stadio e paga il biglietto ha ogni sacrosanto diritto di applaudire e criticare” ha sancito Moriero nella conferenza stampa odierna di preparazione al l’impegno di Benevento. In queste parole si è potuto rilevare un sottile velo di delusione del mister leccese, finito sul banco degli imputati dalla tifoseria presente al Via Del Mare domenica scorsa. Il tifoso soffre nel vedere la sua squadra in difficoltà ma deve essere anche consapevole degli effetti, poco riconducibili alla positività, di un’aspra critica dopo due giornate con una squadra ancora da costruire. La tifoseria, nell’attesa del ritorno della Curva Nord previsto per Lecce-Gubbio del 20 ottobre deve rimanere vicina alla squadra, evitando di commettere errori a cui si è propensi 150km a nord di Lecce.
Pertanto tutti, dalla stampa alla tifoseria fino ad arrivare alla compagine che scenderà in campo, dobbiamo far quadrato attorno a questa situazione, che ha bisogno di quel guizzo, anche di quel colpo di fortuna, per permettere la distensione di quei muscoli sempre contratti, distensione che in piccola quantità serve per avere consapevolezza dei propri mezzi e qualità delle quali Moriero ed i suoi ragazzi ne sono certamente dotati.
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