Lecce – Una ferita ancora dolorosa da lenire prima della partita delle partite. Il pareggio di sabato contro il Catanzaro, maturato in zona Cesarini con il gol del 2-2 di Maiorano, lascia tantissimo amaro in bocca ai tifosi, delusi dallo stop alla striscia di vittorie casalinghe. Continuare a vincere tra le mura amiche nel match di sabato avrebbe permesso un salto importante alla vigilia dello scontro al vertice di domenica contro il Benevento. Il Lecce ha fallito un passo importante che, complici i pareggi degli Stregoni e della Juve Stabia contro Paganese e Foggia, avrebbe potuto regalare il “-2” dalla vetta occupata dai sanniti prima della sfida al “Vigorito”.
Primo tempo ok – La prima frazione, finita sul 2-0 per il Lecce, non ha registrato quel dominio solare che il punteggio indurrebbe a pensare. La squadra di Lerda si è dimostrata l’opposto di quella sprecona vista in avvio di campionato, è stata cinica e precisa nelle due occasioni che hanno portato al gol, con il rapporto tiri in porta-reti a quota 100percento. L’1-0 di Doumbia è arrivato alla prima palla-gol del Lecce, prima di allora incapace di esprimere un gioco vibrante sulle fasce. A sinistra Lopez e Doumbia faticano a riproporre quell’asse magica della scorsa stagione. Sulla destra, Davide Moscardelli è stato un po’ sacrificato: l’ex Bologna non è riuscito ad aprire la sua scatola magica trovandosi lontano dalla zona calda del campo. L’occasionale (e sabato infruttuoso) spostamento del Mosca a destra ha ridotto il potenziale di propulsione della fascia destra, con Mannini che inizialmente ha sofferto l’assenza di un compagno che avesse lo stesso passo. Il gol, arrivato alla prima prorompente discesa del pisano, ha sciolto i nervi al Lecce e la bordata del 2-0 ha arrotondato un punteggio dopo qualche folata calabrese.
Perché Doumbia? – Il cambiamento di leitmotiv della ripresa, con il Lecce più schiacciato e incapace di superare la trequarti avversaria, è stato poi sancito dalla gestione dei cambi operata dal trainer di Fossano. La sostituzione di Abdou Doumbia, MVP dell’incontro prima dell’avvicendamento con Carrozza, è sembrata un po’ azzardata, dato lo stato di forma del franco-maliano, esaltato dalla prima doppietta in giallorosso, e la sua capacità di far male nei contropiedi, con il Catanzaro irrimediabilmente costretto a scoprirsi un po’ con il doppio passivo. Il secondo cambio, quello che ha portato all’ingresso di Romeo Papini per Filipe Gomes, ha irrobustito la mediana solamente dopo il gol di Ilari, realizzazione che dato linfa vitale ad un Catanzaro sceso in campo con la mentalità giusta e con un centrocampo denso ed aggressivo che ha schiacciato il Lecce nei propri 20 metri.
Non una novità – Il pareggio del Catanzaro, giunto nel finale di partita, non deve comunque essere un nuovo campanello d’allarme, poiché recentemente (fatta eccezione per la rotonda vittoria di Salerno) il Lecce ha sempre sofferto nei finali di match:nella scorsa partita casalinga solo pochi centimetri hanno evitato il pari allo scadere sul tiro di Elio Calderini ed anche ad Aversa la pochezza dei Normanni ha rischiato di essere ovviata da un batti e ribatti in area negli ultimi giri di lancette. Se poi aggiungessimo i finali palpitanti dell’esordio casalingo col Barletta (Caglioni super su Dell’Agnello alla fine) e contro la Paganese (punizione di Caccavallo disinnescata da un’altra paratona del portiere bergamasco) l’andazzo è identificato. Al minuto 47 della ripresa di Lecce-Catanzaro, complice anche la lenta uscita dall’area dell’intera difesa giallorossa che ha dato il tempo di mirare a Maiorano, però non c’è stato né il salvataggio del portiere né la scarsa mira delle conclusioni avversarie. La bellezza del calcio che premia chi non demorde è anche questa.
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