Lecce – Il calcio è questione di centimetri, potrebbe sembrare una frase fatta, ma non lo è se applicata all’andamento del match di ieri tra Foggia e Lecce, vinto dai Satanelli con un 2-0 sbloccato dalla punizione di Vincenzo Sarno. Centimetri che hanno separato Davide Moscardelli dal quinto gol stagionale con un tiro sulla traversa, centimetri che l’arbitro Di Ruberto di Nocera Inferiore ha fatto abbondare nel posizionamento della barriera sull’eurogol di Sarno, centimetri che, ad onor del vero, hanno permesso anche qualche salvataggio eroico a Gilberto Martinez nel periodo di maggior intensità del Foggia.
Gli episodi “fanno” le partite e perdere così dopo ben otto risultati utili non deve far scattare inutili campanelli d’allarme. Il pronto appello è dietro l’angolo: sabato al “Via del Mare” arriva il Martina.
Chi meglio ai punti?- Il Lecce ha avuto più occasioni ed il Foggia è andato in gol alla prima palla utile. La sintesi estrema del match dello “Zaccheria” si potrebbe descrivere così. Fa specie che la squadra di De Zerbi sia andata in gol al secondo tiro in porta, con Caglioni inoperoso fino alla rete, e che al secondo sia arrivato anche un raddoppio che non condensa nel suo punteggio reale l’andamento della gara. L’unica occasione foggiana prima della punizione di Sarno, al cospetto delle cinque giallorosse (quattro capitate sui piedi di Moscardelli e una su quelli di Papini) è stata il calcio d’angolo tagliatissimo, manco a dirlo, del mattatore della partita Vincenzo Sarno, la cui traiettoria ha sì ingannato un non perfetto Caglioni ma ha trovato la chiusura perfetta del “Tuma” Martinez. Sia chiaro, il Foggia non ha rubato niente ed ha meritato appieno i 3 punti. La vittoria dei Satanelli rientra nei dettami più classici dell’andamento delle partite; per il Lecce, squadra che ambisce al primo posto, il cinismo deve essere una delle qualità principi, soprattutto lontano dal “Via del Mare”.
Storie di fascia – La partita di ieri, giocata con schemi speculari da Lerda e De Zerbi, non ha lesinato proposizioni da entrambe la fasce. Sulla sinistra il 32enne Cavallaro ha fatto soffrire Mannini per la prima volta in questa stagione: il centrocampista pisano, reinventato terzino quest’anno da Franco Lerda prima per necessità e poi per rendimento, ha collezionato la prima partita insufficiente dopo un avvio magistrale. Le folate degli esterni dauni sono state avviate da Pietro Iemmello, forte punta rossonera ieri limitata al meglio dalla granitica coppia centrale giallorossa Abruzzese-Martinez che lo ha costretto allo “zero” alla voce occasioni da gol, partendo molti metro dietro alla linea dei 16 metri. L’intensità delle fasce daune, anche per quantità di corsa, ha costretto Salvi e Papini a doppi compiti di rattoppo e copertura in auto dei compagni esterni. Ciò, fisiologicamente, ha limitato l’apporto dei due romani nella costruzione di azioni corali offensive, episodi che ieri sono latitati più per meriti degli avversai che per demeriti del Lecce.
Mosca, peccato!– Dopo le gioie per il 150° gol in carriera, Davide Moscardelli si morderà le mani per le quattro occasioni da gol collezionate ieri sul rettangolo verde del “Pino Zaccheria”. La traversa colpita al 16’ su assist di Alessandro Carrozza, ancora una volta altalenante, dopo l’errore di Agnelli grida vendetta: il gol a pochi minuti dall’inizio avrebbe cambiato l’inerzia della partita, con ovvi effetti favorevoli per i giallorossi. L’episodio del montante non è stato il solo che ha avvicinato al gol il barbuto ex Bologna, infatti, il portiere-veterano Narciso ha chiuso bene lo specchio in un’altra occasione e, nella ripresa di marca perlopiù foggiana, l’arretramento di baricentro del Lecce lo ha portato al tiro soltanto con la punizione dai 25 metri al 32’.
L’ex golden boy – Una meritata celebrazione la merita Vincenzo Sarno, talento cristallino e sregolato finito fin troppo presto nella macchina tritatutto del calcio. Un trasferimento milionario all’età di 12 anni (il Torino investì 120 milioni di lire per il suo acquisto, salvo poi rispedirlo nella sua Secondigliano per motivi disciplinari) seguito dalla discesa verticale di un ragazzo paragonato troppo presto al Dio del Calcio Diego Armando Maradona, paragone che sotto il Vesuvio ha mietuto generazioni e generazioni di talenti. Il gol che ha steso il Lecce è stata la prima perla di Sarno in quel di Foggia, dopo una carriera di alti e bassi, spesa tra Sangiovannese (dove tra l’altro incontrò il primo Napoli di De Laurentiis in Serie C), tanti bassi a Potenza, Brescia e Pro Patria e il picco di Lanciano, con la firma sulla promozione in B degli abruzzesi. Ieri l’urlo all’unisono delle due curve dello stadio “Zaccheria” tutto per lui. Non sarà stato siglato nel suo “San Paolo”, ma per un ragazzo cresciuto con il sogno del calcio, caduto troppe volte, il gol è la manna che scendo dal cielo.
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