Antoine Griezmann, Paul Pogba, Andrè Schurrle e Romelu Lukaku. L’Europa completa il suo scatto d’orgoglio in un Mondiale difficile per il Vecchio Continente grazie al talento dei suoi giovani figli degli anni Novanta. Francia, Germania e Belgio vincono i rispettivi ottavi di finale grazie alla freschezza dei propri “talentini” e si aggiungono all’Olanda, che sui giovani costruisce la propria ossatura difensiva. Ora il computo delle magnifiche otto è per il 50percento europeo, con Brasile, Argentina, Colombia e Costa Rica affiancate ai quattro baluardi europei.
Cantano i Galletti – La Francia dei giovani Pogba e Griezmann conquista i quarti di finale del Mondiale con un 2-0 sulla Nigeria maturato nella ripresa. Il primo tempo è vibrante per qualità e quantità vista in campo, a dispetto dello 0-0 al 45’. Francia e Nigeria offrono un bel calcio alla platea di Brasilia, con gli africani sbilanciati in avanti grazie alla presenza di quattro uomini prettamente offensivi (Odemwingie, Musa, Emenike e Moses) e il solito 4-3-3 di Deschamps contratto e pieno di soluzioni in attacco. Le occasioni da gol nella prima frazione ci sono per entrambe le squadre: la Francia, trascinata a sopresa dall’intesa vincente tra Debuchy e Matuidi invece che dai due tenori offensivi Benzema e Giroud, è stoppata dalle parate di Enyeama e la Nigeria si affaccia spesso dalle parti di Lloris, arrivando anche al gol, poi annullato per giusto fuorigioco, con Emenike su assist dell’interessante Ahmed Musa. La ripresa si apre ancora con Les Bleus in difficoltà, ma l’inserimento di Griezmann all’11’ del secondo tempo raddoppia gli sbocchi a disposizione degli uomini di Didier Deschamps, ma senza cambiamenti in termini realizzativi. La Nigeria si chiude bene in difesa e la presenza di Olivier Giroud costringe Karim Benzema allo spostamento a sinistra. A metà ripresa un fallaccio di Matuidi manda Onazi all’ospedale, ma per l’arbitro statunitense Geiger è solo giallo per il centrocampista del PSG, nonostante il metro visto in questa kermesse mondiale consigliasse al fischietto americano l’espulsione. Lo stallo francese è interrotto da Paul Pogba, al suo primo gol al Mondiale: il centrocampista della Juventus corregge di testa un calcio d’angolo dove Enyeama sbaglia l’uscita e toglie le castagne dal fuoco alla sua nazionale. Il ct nigeriano Keshi ordina l’attacco a testa bassa e la Francia chiude la contesa in contropiede: ancora Griezmann combina sfracelli sulla sua fascia, palla al centro, dove Yobo anticipa il proprio portiere e insacca nella porta sbagliata. La Francia approda meritatamente ai quarti di finale, sempre a fari spenti. L’ex allenatore della Juventus ha dato ai Bleus un’identità tattica ben precisa, spregiudicata e basata su tagli e sovrapposizioni dei forti esterni.
Germania dopo i supplementari – La Germania non stecca l’appuntamento con la propria bestia nera Algeria (prima dell’ottavo due sconfitte in due match per i tedeschi contro gli algerini) e raggiunge la Francia nel primo quarto di finale tra “big” del torneo più o meno annunciate. La Die Mannschaft però fatica tantissimo contro le “Volpi del Deserto” nordafricane, sconfitte con un 2-1 che non ha premiato la quantità messa in campo dai ragazzi del ct Halilhodzic. La prima mezz’ora di match è piena di assoli algerini: la punta Slimani e gli esterni Soudani e Feghouli pressano altissimo la difesa tedesca, orfana della sapienza tattica di Hummels ed incapace di costruire del gioco con la giusta velocità. Il reparto arretrato teutonico è però presidiato da Manuel Neuer, portiere che ha sopperito più di una volta agli errori della sua difesa con delle uscite perfette per tempismo da libero vecchio stampo. L’abnegazione di Neuer però non nega l’urlo, poi però strozzato in gola, ai tifosi algerini giunti in Brasile anche grazie al ponte aereo assicurato dal governo di Algeri: il colpo di testa di Slimani è viziato da una leggera posizione di fuorigioco. L’Algeria si scarica un po’ a fine primo tempo e la Germania risponde al “quasi-schiaffo” nordafricano con i soliti piedi buoni: Kroos ci prova ma trova la parata di Rais M’Bolhi, coriaceo portiere delle Fennecs. M’Bolhi è chiamato agli straordinari nel secondo tempo, frazione dove la Germania preme per vincere il match al 90’. Il portiere del Krylja Sovetov risponde da campione a Muller e Schweinsteiger ed i suoi compagni, intenti a ripartire in contropiede, trovano ancora i salvataggi del portiere-libero Neuer. Si va ai supplementari. Nell’extra-time la Germania però trova subito l’1-0 con un colpo di tacco delizioso di Andrè Schurrle che impatta benissimo la sfera dirigendola verso l’angolo opposto rispetto a quello coperto da M’Bolhi. Ozil segna anche il 2-0 dopo un batti e ribatti in area, ma l’Algeria, mai doma, arriva al gol della bandiera (troppo tardi per alimentare velleità di rimonta) con Djabou al 121’. Applausi per la favola algerina, ma i panzer non sbagliano un colpo e sono pronti al confronto con la Francia.
Di Maria e via – L’Argentina dimostra ancora una volta l’equilibrio di questo Mondiale e batte una bellissima Svizzera soltanto a due minuti dalla lotteria dei calci di rigore. La differenza l’ha fatta Angel Di Maria, ennesima invenzione tattica di Carlo Ancelotti, bravo a educare il funambolico esterno del Real Madrid nel ruolo di mezzala di centrocampo proposto anche da Sabella. L’Argentina ha sofferto l’assenza di un vero metronomo di centrocampo. Il gioco albiceleste, orchestrato nella metà campo dai lanci di un Mascherano forse non più abituato al gioco sulla metà campo, dopo i lunghi anni passati a comandare la difesa del Barcellona. L’Argentina, ancora una volta, si è dimostrata Messi-dipendente: “la Pulce” è stato il catalizzatore di tutte le occasioni sudamericane, ma la rocciosa difesa messa in campo da Ottmar Hitzfeld (allenatore capace di vincere la Champions con le due big di Germania) ha spesso raddoppiato e triplicato Messi. La moria di varchi offensivi per l’Argentina, con Higuain autore di tanti movimenti sbagliati, ha aperto il varco anche ai contropiedi elvetici. Le ripartenze, orchestrate da Xherdan Shaqiri, non sono però coincise con il guizzo offensivo di Josip Drmic, terminale della nazionale dei Cantoni. La ripresa ha visto la fisiologica accelerazione dell’Argentina ma Rodriguez sulla destra e Benaglio tra i pali hanno negato la gioia del gol a Higuain e Messi. Sabella, orfano del “Kun” Aguero sostituito da Lavezzi, ha provato la carta Palacio, ma non è riuscito a violare la porta difesa dal bravo portiere del Wolfsburg. Di contro, l’occasione più nitida è capitata alla Svizzera al 92’: il difensore Schar non è riuscito a deviare in modo vincente uno spiovente di Shaqiri. I tempi supplementari sono stati affrontati con quella paura tipica di un ottavo di finale, ma alla lunga il maggior tasso tecnico ha premiato l’Argentina: palla recuperata da Palacio, servizio per Messi, serpentina del 10 barcelonista e piatto di Di Maria che anticipa il tuffo di Benaglio e regala il tripudio ai numerosissimi tifosi argentini presenti a San Paolo. Emozioni finite? No, la Svizzera non molla mai e sfiora un clamoroso pareggio. Al 122’ Dzemaili di testa prima centra il palo e poi, in fase di caduta, devia fuori di stinco la ribattuta del montante.
Belgio ok – L’Argentina, non ancora splendida sul piano del gioco, sarà attesa dall’interessante quarto di finale contro il Belgio. I Diavoli Rossi abbattono il muro degli Stati Uniti soltanto nei tempi supplementari con un match che, al contrario del solito, produce tutte le sue reti nei due extra-time. Nei 90’ il Belgio domina ampiamente gli yankees, ma le sortite offensive dei talentini belgi sbattono contro le 15 parate di Tim Howard, vero scudiero di un calcio americano in crescita verticale. Gli ennesimi tempi supplementari di questo Mondiale palesano poi l’estro tattico di Wilmots, brillante centrocampista in campo e buon allenatore in panca, pescando la carta vincente di Romelu Lukaku per Divock Origi. L’attaccante dell’Everton apre spazi nella rocciosa difesa americana e Kevin De Bruyne ringrazia con il gol del vantaggio. Gli Stati Uniti si aprono e vengono puniti ancora dai bad-boys di Wilmots: il raddoppio è opera di Lukaku, al primo gol nel Mondiale dopo le eccessive critiche piovutegli per le prestazioni così così che hanno fatto rimpiangere l’infortunato Benteke. Il 2-0 scuote, tardivamente, gli americani: Klinsmann inserisce Green (talentino di 19anni già tesserato con il Bayern Monaco) che accorcia le distanze con un bellissimo tocco al volo che batte Courtois. Il portierone belga, pronto a difendere la porta del Chelsea nella prossima stagione, non sfigura nel confronto a distanza con Tim Howard, dopo la paura regalatagli dal tiro di Jones finito di poco fuori: l’ex Atletico Madrid è bravissimo e freddissimo nello sbarrare la strada a Dempsey a pochi secondi dalla fine. Il Belgio ha meritato di più ma onore a questi Stati Uniti, icona vincente di un modo nuovo di fare calcio.
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