Ci aveva provato in tutti i modi il tempo, ci avevano provato in tutti modi le intemperie e le carestie, per non parlare delle malattie ma fino ad oggi, niente e nessuno aveva osato rompere quel patto.
Un patto che vanta secoli, millenni, di assoluta abnegazione e fedeltà, sudore e gioie, lacrime e prosperità. Un patto quasi sacro che sembrava indissolubile, sembrava appunto, fino a questo anomalo ed irrazionale 2015.
Il patto in questione è quello sancito dai nostri avi con le piante d’ulivo, piante che fino ad oggi come un sigillo indelebile hanno marcato l’intera penisola salentina. Ma tralasciando l’impatto visivo l’ulivo è una pianta che rappresenta l’identità, il modo di essere e di concepire la vita del popolo salentino.
Una coltura, quella dell’ulivo, che trova la forza di crescere e prosperare anche in terreni non sempre ben irrigati e custoditi. Una pianta che avvolgendosi su se stessa è capace di rinascere e rigenerarsi nonostante l’incuria dell’uomo odierno. Quello stesso uomo che questa volta anziché soccorrerla, consapevole delle proprie responsabilità, ha deciso di condannarla senza appello.
Il piano Silletti-bis entrato nella fase di attuazione nei giorni scorsi, ha già sfregiato il paesaggio dell’alto leccese e del basso brindisino.
L’Italia, proprio nella giornata di giovedì, ha comunicato al Comitato UE per la salute delle piante, di aver eradicato in dieci giorni 1018 ulivi e spera di concludere le operazioni in meno di due mesi. Gli interventi proseguiranno secondo gli standard già predefiniti, notifiche ed eradicazioni che, se volontarie, daranno diritto ad un esiguo ristoro altrimenti si procederà d’ufficio con conseguente multa.
Gli sviluppi degli ultimi giorni sul fronte Xylella fastidiosa sono stati “accolti con favore” dagli Stati membri che hanno invitato Roma ad “andare avanti senza ulteriori ritardi”. Il Comitato ha ritenuto di non adottare misure aggiuntive, rimandando eventualmente alla riunione del 23 e 24 Novembre.
Dalla riunione è stato evidenziato inoltre, sul fronte transalpino, la presenza di 143 focolai di Xylella in Corsica, e due nuovi focolai nella Francia meridionale. Il governo francese ha annunciato l’intenzione di procedere con le operazioni di tracciamento per capire la provenienza e quindi l’estirpazione delle piante potenzialmente ospitanti il batterio.
Prosegue nel frattempo la mobilitazione in Puglia, ed in particolar modo nel Salento, dove le proteste delle aziende agricole e dei vivaisti seppur in maniera non sempre coordinata cercano di far sentire la propria voce. Dopo lo stop ai tagli arrivato dal TAR del Lazio per alcuni proprietari di Trepuzzi e Torchiarolo, sembra pronta una nuova tranche di ricorsi a Cellino San Marco dove negli ultimi giorni sono giunte ai proprietari numerose notifiche.
La disobbedienza civile con l’impianto di nuovi alberelli d’ulivo, rigorosamente vietato dal piano Silletti, ormai ha assunto il carattere della normalità nelle aree che loro malgrado stanno subendo l’efferata desertificazione. Ulteriore preoccupazione per la salute dell’uomo è suscitata inoltre dall’intenso trattamento con i pesticidi che seguirà l’eradicazione delle piante, tant’è che uno dei massimi studiosi europei in materia, Gilles-Eric Sèralini, ha consigliato di far rendere noti i rischi ed in assenza di tali dati richiedere una moratoria.
Sono giorni intensi per la Puglia e per i suoi abitanti, giorni caotici, di dolore e angoscia, per i quali non è facile prevedere una fine a breve termine. In aggiunta, ancor più sconcertante appare il fatto che l’emergenza non acquisti rilievo nella cronaca nazionale.
I cittadini proprietari si sentono traditi e abbandonati da un governo statale e regionale che anziché tutelarli, trovando una soluzione consona al grave problema, continua a fare gli interessi di una qualche mano invisibile che sembra invece aver chiaro il proprio progetto.
In un suo famoso discorso Papa Bergoglio affermò che “un popolo che dimentica la sua memoria non ha futuro”, ed è triste constatare come alcuni uomini in cambio di chissà quali interessi abbiano velocemente perso la gratitudine nei confronti della storia dei propri discendenti segnata indissolubilmente dall’ulivo ed il suo oro verde.
Eppure quella pianta, nonostante nel corso della storia passata e recente fosse stata trascurata e bistrattata, gli era stata sempre fedele.