Il 18 Dicembre scorso è pervenuto da parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, un documento in ordine agli esiti delle verifiche di procedibilità delle istanze di Valutazione di Impatto ambientale relative al permesso di ricerca di idrocarburi in mare – Istanza S.P.A. Schlumberg italiana e Global Med Lld – . Il documento è stato redatto dal tavolo tecnico formato da AMP, dai 23 Comuni interessati con firma del Presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone e contiene alcune osservazioni riguardo le prospezioni per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nel Golfo di Taranto, mediante indagine geofisica. La parte scientifica dell’istanza è stata stilata dall’ Università del Salento e dall’ AMP di Porto Cesareo.
L’obiettivo principale delle ricerche è l’individuazione di nuove riserve di giacimenti offshore, a tal fine si prevede un’indagine geofisica 2D utilizzando la tecnologia air-gun e un’eventuale indagine 3D. Il dettaglio del complesso contesto ambientale nel quale sono inserite le richieste di prospezione avanzate, si estende per 464.350 ettari.
Lo specchio acqueo è caratterizzato dalla presenza di una fascia praticamente ininterrotta di siti SIC marini (Siti di Interesse Comunitario), nonché dalla presenza di un’Area Marina Protetta dello Stato (AMP di Porto Cesareo), distanti circa 20 km dall’area di prospezione. La zona antistante lo specchio acqueo interessato dalla richiesta della Schlumberg italiana S.p.a è anche caratterizzata dalla presenza di due marinerie di pesca costiera ravvicinata, Porto Cesareo e Gallipoli, che sono tra le più importanti sul territorio nazionale. L’intero tratto di costa è poi vocata a pesca e turismo balneare e diportistico.
Lo studio, secondo il documento, non valuta gli effetti cumulativi derivanti dalle attività svolte, che nella realtà vanno ad interessare, senza soluzione di continuità, gran parte del tratto di mare sempre antistante le coste salentine e non tiene in adeguata considerazione il Rapporto tecnico redatto da ISPRA “Valutazione e Mitigazione dell’impatto acustico dovuto alle prospezioni geofisiche nei mari italiani” – documento di riferimento per la pianificazione, il modus operandi e la valutazione del rischio associato alle prospezioni geofisiche con l’obiettivo di minimizzare in particolare l’impatto acustico causato da tali attività sull’ambiente marino -. Inoltre, a parere degli esperti, vi sarebbero anche degli impatti sul contesto socio economico locale, non vi sarebbero delle misure adeguate di mitigazione del rumore in ambiente marino, i rischi e gli effetti derivanti dall’eventuale esercizio di piattaforme offshore sarebbero disastrosi sul turismo e non: “Le acque del Nord Adriatico, ricche di ossigeno, tendono a fluire verso le parti più profonde del bacino, portandovi ossigeno e spingendo verso l’alto le acque profonde povere di ossigeno. L’acqua del Nord Adriatico fluisce lungo le coste italiane, esce dall’Adriatico attraverso il Canale d’Otranto e si approfondisce nello Ionio proprio nel tratto di mare interessato dalla prospezione (della Global, ndr) e dalle eventuali successive trivellazioni. I coralli bianchi presenti in suddetto tratto di mare possono prosperare proprio grazie a questo flusso di acqua ricco di ossigeno e di nutrienti.” Un eventuale incidente petrolifero in suddetta zona porterebbe: “il petrolio nelle massime profondità di bacino, causando un disastro ambientale non più a scala regionale ma a scala dell’intero Mediterraneo orientale, con costi ambientali incalcolabili”.
La presentazione di un progetto relativo alla sola fase di ricerca di idrocarburi – che non considera le successive fasi di estrazione e scavo – viola il principio della reductio ad unitatem della procedura di VIA, non sopporta un’analisi frazionata ma richiede una necessaria e approfondita analisi degli impatti cumulativi, possibile solo se il procedimento di valutazione si svolga nel rispetto dei principi di buona fede procedimentale e di reductio ad unitatem.
L’intero territorio Regionale ed in particolare la Provincia di Lecce, ha attuato in questi decenni una gestione integrata della fascia costiera finalizzata all’uso sostenibile delle risorse ambientali e pertanto la concessione di autorizzazioni all’esecuzione di prospezioni marine per la ricerca di idrocarburi nelle acque antistanti le coste pugliesi salentine costituisce una imposizione, a questo territorio, di scelte da esso non condivise. Le ricchezze ambientali sinora tutelate con enormi sforzi sociali ed economici sono dunque a rischio, questa è la maggiore preoccupazione dei soggetti firmatari.
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