Addio a Raffaella Carrà: icona rivoluzionaria e irriverente della tv italiana

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La morte improvvisa di Raffaella Carrà ha lasciato senza parole il mondo dello spettacolo, e non solo. Donna poliedrica: cantante, ballerina, attrice, conduttrice televisiva, radiofonica e autrice televisiva ha segnato pagine formidabili della storia della televisione italiana, di cui era e rimarrà regina indiscussa.

Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre”. Con queste parole Sergio Japino, compagno di Raffaella da moltissimo tempo, ha dato il triste annuncio.

Nata a Bologna il 18 Giugno 1943 come Raffaella Pelloni, la ballerina e cantante, dopo il debutto il televisione in “Tempo di danza” e nella commedia musicale “Scaramouche”, nel 1970 approdò a Canzonissima, divenendo la prima showgirl del piccolo schermo in bianco e nero. Ma definirla showgirl è riduttivo. La sua forza inarrestabile, la sua vitalità contagiosa, il suo coraggio di essere se stessa in un’epoca in cui l’Italia era in bilico tra modernità e passato, la sua inimitabile risata e l’inconfondibile caschetto biondo hanno fatto della Carrà un’icona, un emblema della libertà e della lotta al bigottismo. Eterno simbolo di progresso, trasgressione e semplicità (sembra quasi un ossimoro) ha fatto tendenza con i propri look estrosi e a tratti irriverenti. Difficile dimenticare quel 9 Ottobre 1971, quando, all’apertura della nona edizione di Canzonissima, insieme a Corrado, la Carrà indossò un abito stringente che lasciava scoperto l’ombelico: era la prima volta che ciò accadeva in tv e l’audacia della donna sollevò numerose polemiche e infiammò gli animi dei bigotti.

Quello dell’ombelico non fu però l’unico “scandalo”. Raffaella Carrà ha sfidato il perbenismo anche con le sue canzoni. Poco tempo dopo la vicenda dell’ombelico, la showgirl ballò e cantò il “Tuca Tuca”, entrando in scena rigorosamente con l’ombelico scoperto, ballando con Enzo Paolo Turci. I due si toccavano reciprocamente la testa, le spalle, i fianchi e le gambe. Uno spettacolo del genere scatenò l’ira dei moralisti, bigotti e benpensanti e costrinse i dirigenti Rai a censurare il brano, che tornò poi in auge grazie al mitico Alberto Sordi.

Le canzoni di Raffaella sono storie di una sessualità libera e autodeterminata. La Carrà ha segnato l’emancipazione, cantando di una donna lasciata da un uomo, libera di rifarsi una vita e di amare chiunque, all’insegna del motto “l’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu”. La Carrà era avanti anni luce, tanto da parlare apertamente e ironicamente, senza cadere nella volgarità, come solo lei sapeva fare, di omosessualità nel lontano 1978 nel brano “Luca”, che ha contribuito a renderla un’icona mondiale della comunità LGBTQIA+, a cui la donna si era avvicinata nel 1970, quando a Canzonissima riceveva moltissime lettere da ragazzi omosessuali, che la spinsero a interessarsi e conoscere meglio la comunità. La vicinanza alla comunità fu dovuta anche alla difficile situazione familiare di Raffaella, cresciuta con un padre totalmente assente, fattore che ha influito sui rapporti sentimentali della Carrà, che per un periodo della sua vita ha frequentato solo ragazzi omosessuali. Inoltre, nel 2016, quando in Italia si discuteva di unioni civili, la regina della televisione italiana decise di esporsi sul tema delle adozioni gay, dimostrando ancora una volta quanto fosse avanti, dicendo “Facciamoli uscire i bambini dagli orfanotrofi, non crescono così male anche se avranno due padri o due madri, io le ho avute. Sono venuta male?”

Il successo della regina della televisione ha persino travalicato i confini italiani. La Carrà approdò in Spagna col suo caschetto biondo nel 1976, pochi mesi dopo la morte del dittatore Francisco Franco, quando il Paese non si era ancora liberato del tutto dal bigottismo del regime. Entrò nelle case degli spagnoli come una ventata di freschezza rivoluzionaria, con il suo “Tuca Tuca”, i suoi costumi stravaganti e l’ombelico scoperto. In poco tempo sbarcò anche nelle televisioni argentina e cilena. Insomma, è stata consacrata come una vera e propria diva anche al di fuori dello Stivale.

La sua ultima apparizione in tv risale al 2019. Nel 2020 aveva rilasciato un’intervista, affermando la sua volontà di smettere di lavorare a causa del Covid. Recentemente si era parlato di un suo ritorno in Rai, ma non c’erano più state notizie. Ad oggi sappiamo il motivo: Raffaella lottava contro una malattia, ma era intenzionata a non lasciar trapelare nulla della sua sofferenza, perché non voleva che il suo calvario turbasse il luminoso ricordo che migliaia di persone avevano di lei. E con la stessa riservatezza, la regina della televisione italiana è spirata il 5 Luglio, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo dello spettacolo. Ha saputo parlare a generazioni diverse con semplicità e garbo, si è sempre mostrata al passo coi tempi, ha insegnato a tante persone ad avere il coraggio di essere se stesse. É stata e resterà per sempre, grazie alla grande eredità che ci lascia e che spetta a tutti tramandare ai posteri, una fonte d’ispirazione, un punto di riferimento, l’unico e inimitabile caschetto biondo della tv italiana.