Alice Sommer, la pianista sopravvissuta all’Olocausto

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Alice Sommer nacque il 26 novembre 1903 e morì il 23 febbraio 2014. Fu deportata con il marito e il figlio di sette anni nel campo di TheresienStadt e nelle tante interviste ha sempre raccontato di come la musica le avesse salvato la vita.

«Che cosa mi ha fatto sopravvivere? Il mio carattere. Il mio ottimismo e la mia disciplina. Puntualmente, ogni giorno alle dieci, io siedo al pianoforte. Tutto è in ordine intorno a me. Per 30 anni ho mangiato le stesse cose, pesce o pollo. Una buona minestra, e questo è tutto. Non bevo, né tè, né caffè, né alcol. Solo acqua calda».

Così Alice Herz-Sommer, che ci ha lasciato nel 2014 all’età di 111 anni rivelava, nel 2006 il segreto della sua longevità al giornalista del quotidiano britannico «The Guardian».

Questa straordinaria donna e musicista non solo vinse il tempo, ma principalmente attraversò  le più grandi tragedie del nostro secolo con grande forza d’animo. Nata da una famiglia ebraica benestante di lingua tedesca riuscì a diventare una grande concertista. Fu la madre, Sofie Schultz, morta nel lager nazista di Treblinka, ad appassionarla alla musica.

La sua casa era frequentata da raffinati intellettuali dell’epoca, quasi tutti ebrei, da Sigmund Freud a Franz Kafka, da Franz Werfel a Max Brod. Alice amava molto la musica, a tre anni sedeva già al piano, a cinque prendeva lezioni. Nella primavera del 1931 Alice sposò Leopold Sommer, non era un musicista professionista, ma suonava molto bene, nel frattempo lei, era diventata insegnante di pianoforte. In più teneva, con successo, due o tre concerti all’anno.

All’inizio degli anni Trenta la sua fama si era diffusa in tutta Europa. Nel 1937, nacque il suo unico figlio Stephan mentre sull’intera Europa si era rovesciata la tragedia del nazismo. Nel 1939, buona parte della sua famiglia emigrò in Palestina, ma i Sommer rimasero. Il 5 luglio 1943 furono deportati: destinazione Theresienstadt, il campo di concentramento ceco dove i nazisti rinchiusero gran parte delle élites ebraiche. Grazie a una straordinaria forza d’animo e al suo talento, diventò una delle più tenaci e apprezzate concertiste del lager, salvando la vita a se stessa e a suo figlio, mentre il marito morì ad Auschwitz. Con un memorabile concerto dato nel 1945 alla radio di Praga, finalmente libera. Alice divenne negli anni una pianista molto affermata. Benché il suo destino sia stato così profondamente legato al fatto di essere ebrea, la pianista dichiaro’ più volte che è stata la musica a salvarla da tanto orrore.