Trepuzzi (Le) – In linea con i festeggiamenti di fine anno ed inizio di questo in corso imposta “regalmente” come d’habitude, per dirlo in modo poliglotta, come tale è la sua grandiosità, la ricorrenza di Sant’Antonio Abate. La sua patria indiscussa, Novoli, e a corona realtà limitrofe hanno fatto quadrato attorno a Sant’Antonio il Grande con incredibili eventi.
La festa sacra non è limitata al bacino del Mediterraneo e a tutto lo stivale bensì la sua eco è mondiale. E, per rimanere nei vicini territori, nondimeno Trepuzzi non è un’eccezione, con la sua Chiesetta, nominata per la prima volta nel Seicento dal vescovo Mons. Luigi Pappacoda che, a distanza di più di quattro secoli, ha “aperto” ancora ad un folto numero di devoti, onorando il santo custode dell’elemento naturale, il fuoco. Di contro un freddo come un fuso acuminato ha messo alla prova centinaia circa di persone che si limitano a percorrere il tragitto dalla cittadina trepuzzina alla vicina Novoli, dove abita la storica sacralità del santo egizio. Questi non si limitò ad un giro di chilometri ma prese alla lettera, come ha avuto modo di illustrare il passionista Padre Marino Longo, intervenuto alla trasmissione “L’Impertinente” su Radio One, dedicata alla nuova edizione della festa denominata “Palpiti popolari, radici sacre e fuochi profani”, a proposito della scelta radicale ovvero la sollecitazione di Gesù Cristo a lasciare ogni bene e mettersi alla sua sequela.
E così il santo protettore degli animali lo ha fatto seguendo la voce del Creatore nel silenzio assordante del deserto. E’ quasi una disciplina questa fede impenetrabile più del brillante e cristallina come si può monitorare dalla frequenza delle visite presso la Cappella di Trepuzzi che ospita racchiuso in questa sorte di scrigno affrescato l’amore per il santo immortalato da immagini evangeliche. Un tesoro apprezzato dal turismo religioso durante l’intero anno e dal FAI. Fin dalla notte dei tempi, il pane benedetto, la partenza per pregare in processione e la celebrazione eucaristica nell’occasione officiata da Don Luca Bisconti nella Chiesa dell’Assunta, a causa delle sfavorevoli condizioni meteorologiche, e la cui solenne omelia ha presentato il pensiero antoniano caratterizzato sì dal raccoglimento ma anche dall’ottica del servizio per il prossimo, fino a farsi strumento di Dio, hanno conferito il proprio tocco originale all’evento sacrale che illumina con amore replicabile l’icona del primo abate unico Antonio.