Anziani soli, ora più che mai

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“Finché c’è vita c’è speranza”. È l’invocazione di chi si ritrova a fare i conti alla rovescia con la vita, in special modo nel contesto del Covid-19. Già i nostri avi pronunciavano questo motto portafortuna e così si spargeva l’eco tra le generazioni successive.

Oggi arrivano voci sorde disperate dal largo delle loro abitazioni fatiscenti e non solo, dalle case di accoglienza, dalle strutture sanitarie, ma anche da comuni appartamenti raramente condivisi con i parenti. Sono grida di aiuto che, a volte, non giungono a destinazione, discrete lacrime rigano il volto dei poveri anziani, nella migliore delle ipotesi nel ruolo di telespettatori, commossi alla vista di corpi disseminati nella strage del male del 2020, il Coronavirus.

Volti velati di tristezza, sguardi “vogliosi” di vita, ancora da godere, si incontrano, e poi in casa, queste persone, al tramonto della loro esistenza, fagocitano idealmente le sagome di chiunque in carne e ossa passi loro davanti e non solo via etere.

E, che tristezza! Tuttavia ciò nella loro sorte di “risorse” vive nella funzione di ammortizzatori sociali di nipoti e pronipoti! Questi “mendicanti d’amore  ”spesso  hanno attraversato il secolo, testimoni di realtà felici o scomode, resistiti comunque. Ma l’onnipotenza è il sentimento con cui si confronta ciascuno, uscendone sconfitto, di qualsiasi livello sociale faccia parte. Negli attuali frangenti, messi dunque a durissima prova, esperimentano l’impotenza e, specie per chi ha tanto combattuto, ciò rappresenta un destino crudele anche se inevitabile. A dispetto di ciò, non si stancano, i nostri attempati, di raccontare della loro esistenza a giovani che solo relativamente li seguono, avendo fretta di vivere, ed a ragazzi che, invece, stupefatti si soffermano e li ascoltano, e “rapiti” fanno ancora loro delle domande. In realtà le generazioni cambiano i ruoli, i figli diventano padri e questi diventano figli come avviene in uno sviluppo normale. E come in una giornata piovosa, dopo la tempesta esce il sole, il loro sguardo imperterrito sorride, sempre pronti ad accogliere e conservare i segreti dell’animo umano, per i quali si richiede una custodia particolare. In cambio loro sono pronti a bisbigliare sempre all’orecchio dei loro frequentatori messaggi sagaci e confortanti su precisa richiesta.  Così si consumano come una candela, lasciando il passo al testimone; consapevoli che qualcosa spetti loro per la nuova vita, che sentono prossima ad abbracciare.

Impressionati, coloro che gli sono vicini sperano che la vita di queste persone meravigliose si prolunghi, è da tempo infatti che la vita si è allungata. Scopriamo così che si contano tuttora tanti centenari, in tali casi i familiari gridano al miracolo, quando vedono guarire i loro cari avanti con l’età dagli acciacchi, tipici del momento. “Se bene fai bene trovi”, non c’è nulla d’aver paura, come i loro congiunti dicono, e noi  felicemente glielo ripetiamo “chi vivrà vedrà”.