Lo slogan “La sanità a portata di mouse” è particolarmente vero se consideriamo la portata della puntata dello scorso 21 ottobre della trasmissione settimanale “Mi curo di te”. La rubrica di approfondimento, ideata e condotta da Antonio Soleti ha restituito in tale sede l’interesse a quanti condividono la pregnanza delle domande del direttore in onda su PortaLecce e Radio One. Dopo l’omologo presidente dell’ordine dei medici della provincia di Lecce ora è alla poltrona il presidente dell’ordine dei medici della provincia di Brindisi, il dottor Arturo Oliva. Da pochi giorni riconfermato alla carica, il medico risponde ai quesiti che a volte hanno il sapore della provocazione dal punto di vista della conoscenza, direi impropriamente biblica, della pratica medica. Ma le reazioni arrivano con la motivazione esplicita da parte dell’ospite di fare chiarezza sul modus operandi che di frequente non registra una congruenza con l’idea che ci si fa del medico in particolare di medicina generale e non solo, curiosità sollecitata da Soleti. Remunerazione e tempi d’impiego sul lavoro affrontati dal medico on the job non vanno di pari passo con il livello della risultante gratificazione che dovrebbe conseguire per il bene concesso all’utente dal dottore che lo cura. E riguardo alla diade dell’alleanza terapeutica, oggi purtroppo messa in taluni casi seriamente in discussione, il dottor Oliva puntualizza che gradisce parlare di cittadino e non di paziente, in forma di un sostanziale rispetto e particolare dignità e integrità dell’essere umano.
Ma l’indirizzo della conversazione sposta l’ago della bilancia poiché il conduttore cerca in ogni modo di far emergere il senso stretto dei diritti e doveri di chi è nello stato di urgenza e, a tal guisa, dipoi si rivolge al medico genericamente parlando e non riferito ovviamente al titolare della presidenza dell’ordine in questione, beninteso. Proposta del giornalista per soddisfare le più recondite aspettative che restano solo nella mente dei più è quella di pensare di snellire il numero dei mutuati di ogni medico di medicina generale per una maggiore capillare “cura” per ciascuno. Allude cioè al diritto di ottenere un’attenzione maggiore verso richieste talvolta evase a causa dei tempi ristretti in cui vengono rivolte e di altre congiunture sfavorevoli.
E’ anche il caso di una esiguità nella comunicazione dell’informazione relativa al “campo di battaglia”, per così dire, della medicina. E la persona si ritrova a soffrire doppiamente, prima per l’attesa angosciosa e snervante della soluzione del problema, poi perché sospira e anela in una ragguagliata risposta riguardo a notizie sulla patologia interessata e non ultimo per un’assistenza più mirata alla necessità eventuale che non sempre viene restituita.
E’ altresì affrontato il problema dell’intasamento del Pronto Soccorso senza tuttavia verbalizzare chiaramente riguardo alla necessità incontrovertibile di una figura equipaggiata per la lotta alle incalzanti aggressioni, scusando il gioco di parole, rinvenibile nell’utilizzo dell’unica detentrice di strumenti idonei, quale è la figura dello psicologo di base, ruolo già istituito secondo un’apposita legge. Tuttavia la professionalità della materia che va sotto il nome di psicologia si situa al 17% nel monte orario più presente. Il problema della lungaggine delle liste d’attesa, la pletorica richiesta burocratica per usufruire dei trattamenti medici, il rischio di desertificazione di alcuni servizi, gli aspetti salienti della sanità nel settore pubblico e privato e altre criticità sono indagate nell’intervista densa di risposte alla complessa vita dentro e fuori l’ospedale.