Si parla ancora di UNIT, come è stato nel caso della puntata di “Mi curo di te” che ha visto ospite il dott. Lorenzo Roca, referente della Melanoma Unit, stavolta è la Breast Unit di cui ci occupiamo, grazie al contributo disciplinare del dott. Salvatore Santobuono, anch’egli medico chirurgo plastico che racconta la sua esperienza particolare della terapia ricostruttiva estetica della mammella. Il professionista è intervistato dal direttore di Puglia Sanità, Antonio Soleti, autore e conduttore della trasmissione settimanale.
Il dott. Santobuono, in forza all’U.O.S. a valenza dipartimentale di chirurgia plastica presso l’ospedale “V. Fazzi” di Lecce, espone i vantaggi e “rischi di immagine” che incidono sul vissuto fisico e psico-emotivo delle pazienti se queste e in minima parte anche gli uomini dovessero dire “no” alla ricostruzione della mammella. Intanto va spiegato il binomio Breast Unit, un ambulatorio che comprende diverse discipline di specialisti coordinati dal dott. Giuseppe Cairo, come l’oncologo, il chirurgo plastico, lo psicologo e altri si riuniscono una volta a settimana per confrontarsi dalla A alla Z anche su casi a distanza. Nel caso particolare dopo, senologo e chirurgo plastico “a braccetto” avranno cura di esprimersi anche se si tratta di semplici neoplasie per le quali non è prevista la terapia ricostruttiva, il direttore di chirurgia generale Marcello Spampinato, già ospite a “Mi curo di te” che mette a punto con “la famiglia di specialisti” un progetto che il o la paziente dovranno seguire appena “dimessi” dal reparto operatorio. I casi seguiti dalla Breast ammontano a 200/250 nel corso dell’anno e sono rivolti a persone relativamente giovani dai trenta ai cinquanta anni generalmente e, a proposito della tipologia dell’intervento, Santobuono evidenzia una peculiarità che si tratta un po’ ovunque, nonché quella passata alla storia, in qualità di azione precorritrice, ovvero la mastectomia sottocutanea bilaterale con ricostruzione immediata.
Alla curiosità sollevata dal direttore che si chiede se è pura leggenda metropolitana o realtà suffragata dai fatti, la cosiddetta “esplosione” dei seni “rifatti”, il chirurgo rassicura che negli ultimi decenni sono cambiati gli involucri a base di silicone, ora hanno una superficie ruvida che riveste le protesi, dunque questa eventualità è scongiurata. Inoltre riguardo l’effetto obsolescenza, spiega lo specialista che le protesi sono garantite a vita. E per un nuovo modo di rapportarsi con il dottore e promuovere quella “alleanza terapeutica” di cui parla la psicoterapia, il paziente è ora conscio di essere in diritto ad avvalersi di una comprensione non univoca cioè quella del medico e stop ma del team, non a caso le Breast Unit sono diffuse in ogni provincia della Puglia e dislocate nell’intera penisola. Difatti, secondo le stesse parole di Santobuono “attraverso le branche tutte mai più brancolare nel buio e si possono evitare i viaggi della speranza a nord”. Il discorso riporta all’annoso problema relativo alle liste d’attesa, la domanda che Antonio Soleti rivolge puntualmente ai rappresentanti della Sanità.
Il dr. Santobuono è consapevole e lo dice che se vi fossero più spazi logistici e qualche collega in più si potrebbe dire di essere a cavallo con una ulteriore produttività a prova di bomba. Infatti i medici del reparto lavorano incessantemente, nei giorni in cui non esercitano in sala operatoria sono impegnati in regime di day hospital, affrontando 10 interventi al giorno, avendo 8 posti letto e seguendo un turn over veloce. Ai fini di una maggiore assicurazione circa il tenore di sicurezza in cui si tengono i pazienti il dottor Santobuono fa presente la sua collaborazione fattiva presso la SICPRE (Società Italiana Chirurgia Plastica Ricostruttiva Estetica) e la sua continua formazione di provetto medico che gli viene dalla frequentazione di ambiti prestigiosi, come meeting, forum, congressi e ininterrotte attività di aggiornamento. Sono pertanto vitali anche gli studi post specializzazione poiché le sfide sono rappresentate da ogni intervento, lo prova il fatto che “nessun seno è uguale ad un altro, intervenire è sempre una missione nuova”.
A tal proposito cita la sindrome di Poland, che riguarda ragazze che nascono con un solo seno. E non è singolare la domanda del conduttore ovvero se l’amor proprio “entra nel discorso” della terapia ricostruttiva. Indubbiamente si, a sentire lo specialista che tuona “bisogna aiutare la paziente con ogni mezzo, anche e soprattutto con l’assistenza psicologica a tornare ad essere donna, monitorarla durante il corso della chemio, radio e sollecitarla a vivere una vita di relazione, di società, rivedersi allo specchio e indossare un abito da sera”. Insomma il seno sinuoso non serve soltanto per allattare, disegnare il corpo della donna che contiene il cuore, riscalda, emette quel calore, grazie in tal caso anche all’intervento medico demiurgico. Le mani deputate alla trasformazione non si avvalgono unicamente dello strumentario ma dell’amore, dello studio e attenzione che procede a piccoli passi verso un risultato che rende possibile il “miracolo estetico”.