La splendida Basilica di San Pietro sorge proprio nell’area dove il Santo, dopo la crocifissione, nel 64, fu sepolto, la sua costruzione o sarebbe meglio dire ricostruzione, visto che nel IV sec. l’Imperatore Costantino I ne aveva fatto erigere una, iniziò nel 1506 sotto papa Giulio II e terminò nel 1626 con papa Urbano VIII. Tripudio di arte rinascimentale e barocca, dal 1980 è patrimonio dell’umanità UNESCO, ed è luogo di solenni celebrazioni.
Domenica 30 Luglio 2023, ad avere il grande onore di animare la celebrazione eucaristica alle ore 12.30, presieduta da Mons. Giovanni Soligo e concelebrata dal parroco della Cattedrale di Lecce, don Vito Caputo, sono stati i coristi del Coro liturgico-polifonico del Duomo di Lecce, al quale, per l’occasione, si sono aggiunti parte dei componenti del coro “Maria SS. Del Carmelo” di Villa Baldassarri (Guagnano). L’emozionante momento liturgico è stato solo l’acme di un lungo periodo di preparazione all’evento, dove il canto, antica espressione di preghiera, ha fatto da collante ad un gruppo di persone, che ha trovato attraverso esso, la via della spiritualità e della fede.
Il coro è stato accompagnato dal M° Antonio Rizzato, docente della classe di Organo, presso il Conservatorio Tito Schipa di Lecce, che con delicatezza e acclarata bravura, consolidata in quarant’anni di carriera, ha suonato la prestigiosa consolle mobile a quattro tastiere (la ditta Mascioni la fornì nel 1999, dopo il restauro dell’organo maggiore della Basilica Pontificia di San Pietro, dove ricordiamo, sono presenti ben cinque organi a canne); ed è stato diretto dal M° Antonio Calabrese, docente di ruolo di Materie letterarie, Maestro di Cappella e Direttore del Coro Diocesano, membro dell’Ufficio Liturgico Diocesano per il settore “Musica Sacra”. In repertorio oltre ai brani liturgici del compianto Padre Igino Ettorre anche due composizioni dello stesso M° Calabrese: “Ave Regina del cielo” scritta nel 2012 come inno a Maria SS. Assunta patrona di Trepuzzi e “Pietre vive” del 2013 che si esegue ogni anno, il 6 Novembre, come canto d’ingresso nel Duomo di Lecce.
Come “pietre vive unite a Cristo” il gruppo, partito da Lecce, ha lentamente costruito un forte edificio spirituale. Perché i cantori – come ha sottolineato don Vito – non sono andati a cantare a Teatro ma nella casa dove San Pietro ha gettato la prima pietra. Anche il viaggio può essere considerato un vero e proprio pellegrinaggio, perché tutti: cantori, maestri e accompagnatori hanno lavorato per il bene comune. Ancora, evidenzia come: “l’esperienza vissuta nell’animare la celebrazione eucaristica all’altare della Cattedra, nella Basilica Papale di San Pietro, ci fa prendere più viva coscienza dell’importanza del servizio del canto liturgico all’interno del rito religioso e ci incoraggia ad intensificare la formazione liturgica affinché si possa sempre più attualizzare quella piena, consapevole e attiva partecipazione tanto auspicata dal Concilio Vaticano II”.
Il vangelo secondo Matteo (Mt 13, 44-52), di domenica 30 luglio, ha evidenziato come: “Il regno dei cieli è simile al tesoro nascosto in un campo, ad un mercante che va in cerca di perle preziose e ad una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci”. Ma cos’è il tesoro per noi? Lo scrittore romano, filosofo e apologeta cristiano del 160 d.C. Tertulliano (Apologetico XVIII, 5) diceva: “Cristiani non si nasce, ma si diventa”. Oggi invece cristiani si nasce ma poi ci si perde, perché tutto si vive in maniera superficiale. Dunque, come ha suggerito nell’omelia il Monsignor Soligo, riscopriamo il tesoro nascosto, quello che tramanderemo ai nostri figli, affinché si trovi, attraverso la fede, il vero senso della vita. I cantori domenica lo hanno trovato, perché cantare è pregare. A loro un sentito ringraziamento dal pulpito e alla fine della celebrazione liturgica, durante la fotografia di gruppo, un fragoroso e spontaneo applauso da parte dei numerosi fedeli presenti. Poi, durante il viaggio di ritorno un’inaspettata telefonata da parte di Mons. Michele Seccia, Arcivescovo di Lecce, che ha sottolineato, così come precedentemente aveva fatto don Vito Caputo, come anche questo tipo di esperienza porti le persone a migliorarsi da un punto di vista umano e soprattutto spirituale.