Lecce – Rosso e giallo non sono solo i colori del Lecce. Una parata di anthurium rossi come a sottolineare la nobiltà dell’evento, la passione e morte di Gesù sacra a Dio. L’oro regale sui ricami dei paramenti sacri e, in nascondimento, si notano dei fiorellini tra la pratolina e la nebbiolina rigorosamente in bianco, simbolo della purezza, fanno capolino sull’altare all’aperto del Duomo.
Un centrale parterre partecipato dai presbiteri, sacerdoti di Dio, di ogni provenienza parrocchiale, diaconi e le suore smaldoniane, le discepole di Gesù eucaristico e i fedeli laici davanti alla latina ara con i santi martiri ai quali fa sfondo l’impalcatura della colorata luminaria in segno della più grande festa dell’anno, dopo le principali comandate.
Un ritornello cantato come introduzione “Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi Santi”. E’ il miglior modo per festeggiare il Santo Patrono leccese Oronzo a fine Giubileo, l’anno di Dio, osannato in particolare grazie alla presenza dell’Arcivescovo di Zara, Mons. Zelimir Puljic, i sacerdoti uniti al loro Arcivescovo, Mons. Michele Seccia, un inno alla pace. E’ con queste parole che dà inizio al solenne Pontificale lo stesso Mons. Puljic che presiede l’Eucarestia. Un sermone semplice ma ricco di riferimenti densi di saggezza, spiritualità pura e ricordi inanellati alla nostra patria salentina e in genere italo-meridionale della quale il Vescovo croato fa menzione, tra cui spicca la cittadinanza onoraria conferitale due anni fa a Turi. E non manca di augurare, in vista dell’8 settembre per il 25° di ordinazione episcopale di Mons. Michele Seccia, un lungo e prospero ministero. Accenna poi alla colleganza nel suo Stato tra Lecce e Dubrovnik e non solo per i fondamenti della cristianità che oggi conta due millenni di fervore religioso che viene fuori dalla venerazione dei santi offertisi nel sacrificio perfetto. Facendo la spola col pensiero fa presente che le reliquie di Sant’Oronzo sono conservate in una località vicina alla sua Zara e racconta un breve aneddoto.
Un connazionale nei secoli del passato ricevette l’adozione da un medico leccese morto nel 1707 a Roma. E, tornando a qualche anno fa, rammenta altresì una veglia di preghiera organizzata nel capoluogo salentino ai fini di invocare la repressione dell’armata serba. Di contro al silenzio retorico in cui nel mondo si vive lancia un J’accuse ai giornalisti poiché il silenzio tra i potenti potrebbe generare tragedie.
“Le sponde dell’Adriatico si avvicinano“, sintetizzano i metropoliti e in ragione della comunanza dei sentimenti e costumi si lancia un antidoto alla secolarizzazione dei valori con la benedizione papale, l’indulgenza plenaria, la chiusura della Porta Santa della Chiesa Cattedrale e una emblematica quanto reale intimistica apertura alla gloria di Dio per i cuori semplici.
Foto: Arturo Caprioli – Copyright