Nel pieno della notte, il trentunenne Cory Monteith è stato trovato morto nella sua camera d’albergo a Vancouver, in Canada. La polizia, dopo i primi accertamenti, ha definito la sua morte “violenta”, ma è da ipotizzare come prima causa del suo decesso un overdose.
Il giovane attore, protagonista della serie televisiva americana “Glee”, infatti, non era nuovo all’uso di sostanze stupefacenti, in particolare di eroina. Egli, però, è stato sempre cosciente del suo problema e ha cercato di trovare costantemente dei metodi per uscire dalla dipendenza.
Il co-protagonista della commedia musicale della Fox aveva, infatti, dichiarato: “Sono fortunato ad essere ancora vivo. Ho bruciato un sacco di ponti. Avevo un problema serio. Sono andato in rehab ma poi sono tornato a fare quello che facevo prima. Ho rubato una considerevole somma di denaro da un membro della mia famiglia. Sapevo che mi avrebbero preso ma ero così disperato che non me ne importava. Era un grido d’aiuto”.
Lo scorso mese di aprile aveva, poi, deciso di rientrare di sua spontanea volontà in riabilitazione, dovendo rinunciare così a partecipare alla registrazione degli ultimi due episodi della quarta stagione del telefilm, terminato proprio a maggio.
La notizia di stamane, però, ha sorpreso e scioccato tutti. Nessuno, probabilmente, credeva che la situazione fosse tanto grave, forse nemmeno la fidanzata Lea Michele, sua compagna anche nella serie TV .
Il suo ritorno era dato per certo anche per le riprese della quinta stagione che sarebbero dovute iniziare proprio alla fine di luglio. Ma un evento cosi inaspettato causerà almeno dei posticipi e dei cambiamenti nello script iniziale.
Morti di questo genere sconvolgono sempre l’opinione pubblica, non si trova una spiegazione ad azioni così eccessive. Spesso si ritiene che avere successo sia sinomimo di essere felici, ma tali notizie ci mettono davanti a nuove realtà, quelle della fama e della celebrità che tanto spesso agognamo ma che altrettante volte nascondono piú insidie di quelle poste dalla vita “normale”. Ci riscopriamo, cosi, vulnerabili e, allo stesso tempo, uguali perchè capiamo che tali piaghe possono abbattere chiunque. Lo abbiamo capito leggendo delle morti che non hanno reso gloria a Whitney Houston o a Amy Winehouse, ma, a volte, le storie alla ricerca della fama non sono a lieto fine.
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