Diocesi di Lecce, festeggiato il decimo anniversario di fondazione della Casa della Carità

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Lecce – E’ bello iniziare dalla fine a volte per procedere all’inverso e gustarsi gli step che portano al felice epilogo. Una grossa ovazione ha concluso la celebrazione dell’Arcivescovo Michele Seccia, in occasione del longevo 10° anno di operato della ”Casa della Carità” a Lecce. E ciò che è più significativo è che da qui a poco si espanderà alla Diocesi l’esistenza di ulteriori “case”, luoghi aperti a quanti richiederanno, con dignità e umana sollecitudine, di “esserci dentro”.

La notizia è stata divulgata nella Chiesa di San Matteo nel corso della celebrazione alla presenza di una rosa di presbiteri e del popolo della carità che non esclude persone di varie età, geografie e classi sociali. E’ un bene quello che si reitera ogni giorno e non solo per chi divide da vicino quotidianamente il companatico e quant’altro ma anche per “chi si dà” alla causa caritatevole. “L’Eucarestia è il verbo incarnato”  a cui chi si accosta, allerta Mons. Seccia, lo fa con un atto attivo, scusando la ripetizione, cioè non fa, ma riceve la Comunione, con ciò che è intimamente connesso, per usare un termine postmoderno.

”Farsi Eucarestia “ è la mission che segue alla contestualizzazione in cui si esprime all’inizio con il verso sintetico e analitico che richiama “Parola di Dio”. E’ la parola che riempie gli organi e non solo dalla masticazione all’assimilazione al seno, viene dunque dopo seguendo sempre il percorso a ritroso, allorquando l’Arcivescovo Metropolita invita, per così dire, i fedeli a fare una sorta di “bagno” in un’acqua benedetta per potersi approcciare alla con-divisione partecipata della Santa Messa. Le funzioni religiose della Concelebrazione sono state mirate ad aprire una finestra sul mondo mettendo in rilievo l’opera umana che è propria della stessa vita di fratelli e sorelle. Diventare una chiesa domestica ha senso più che mai e lo provano le parole della portavoce della casa della carità per l’occasione, di questa realtà disarmante che fa sentire piccoli e grandi quanti timidamente a volte, e con tal imperiosità talora, hanno occupato gli scranni della Chiesa nota come “il Pantheon del barocco leccese”, famosa altresì per i matrimoni celebrati nel tempo.

E lo rivela candidamente la voce della giovane donna che svela una verità già rivelata “l’amore è un dono di Dio”. Per inaugurare, si fa per dire, ma è di buon auspicio, celebrare e festeggiare. La torta alla Casa della Carità in via Gaetano Stella, i solerti operatori volontari non l’hanno fatta mancare. E per ricominciare, partendo dai dieci anni, saluti e brindisi.