Prosegue la stagione di prosa al Teatro comunale di Novoli: domenica 14 febbraio alle 21.00 è la volta di uno degli appuntamenti più attesi con lo spettacolo che ha fatto conoscere in Italia Saverio la Ruina, attore autore e regista calabrese che proprio con questo suo primo ritorno sulle scene con “Dissonorata” dal 2006 ha ottenuto alcuni tra i maggiori premi del teatro italiano.
Premio UBU 2007, “Migliore attore italiano”, “Migliore testo italiano”, Premio Hystrio alla Drammaturgia 2010, Premio Lo Straniero 2015, Premio ETI – Gli Olimpici del Teatro 2007, Nomination “Migliore interprete di monologo”, Premio Ugo Betti per la drammaturgia 2008, “Segnalazione speciale”
Novoli (Le) – Lo spettacolo “Dissonorata” è scritto e interpretato da Saverio La Ruina con le musiche dal vivo di Gianfranco De Franco e la collaborazione alla regia e contributo alla drammaturgia di Monica De Simone, luci Dario De Luca e organizzazione e distribuzione Settimio Pisano.
“Spesso, ascoltando le storie drammatiche di donne dei paesi musulmani, mi capita di sentire l’eco di altre storie. Storie di donne calabresi dell’inizio del secolo scorso, o della fine del secolo scorso, o di oggi. Quando il lutto per le vedove durava tutta la vita. Per le figlie, anni e anni. Le donne vestivano quasi tutte di nero, compreso una specie di chador sulla testa, anche in piena estate. Donne vittime della legge degli uomini, schiave di un padre-padrone. E il delitto d’onore era talmente diffuso che una legge apposita quasi lo depenalizzava”.
Partendo dalla “piccola” ma emblematica storia di una donna calabrese, lo spettacolo offre lo spunto per una riflessione sulla condizione della donna in generale. Parlando del proprio villaggio, parla della condizione della donna nel villaggio globale. Nello spettacolo risuonano molteplici voci di donne. Voci di donne del sud, di madri, di nonne, di zie, di loro amiche e di amiche delle amiche, di tutto il parentado e di tutto il vicinato. E tra queste una in particolare. La “piccola”, tragica e commovente storia di una donna del nostro meridione. Dal suo racconto emerge una Calabria che anche quando fa i conti con la tragedia vi combina elementi grotteschi e surreali, talvolta perfino comici, sempre sul filo di un’amara ironia.