Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta- Ruvo – Giovinazzo e Terlizzi, nativo di Alessano è stato dichiarato “Venerabile”. Ne da notizia oggi il presidente della CEI (Conferenza Episcopale italiana), Mons. Gualtiero Bassetti, in diretta dalla Santa Sede.
Una notizia speciale, una gioia incredibile per Molfetta e per tutta la diocesi. Per onorare Don Tonino e celebrare la notizia, alle 12 tutte le Chiese dell’intera diocesi hanno fatto suonare le campane a festa.
Papa Francesco ha promulgato il decreto con il quale vengono riconosciute: “le virtù eroiche del servo di Dio, Antonio Bello, nato il 18.03.1935 ad Alessano e morto il 20.04.1993 a Molfetta”. Vengono così provate le virtù di Fede, Speranza e Carità verso Dio e verso il prossimo, nonché le virtù cardinali della Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza. In molti attendevano questa bella notizia che ora è divenuta certezza.
Don Tonino Bello, al servizio costante dei poveri e degli ultimi, durante il suo operato non ha mai separato il suo impegno dall’azione, la sua storia di uomo fortemente impegnato per la pace; nacque ad Alessano nel 1935 e morì cinquantotto anni dopo per via di un tumore allo stomaco. Per chi lo ha conosciuto colpiva soprattutto per i modi semplici, per la sua dolcezza e disponibilità estrema. Al suo segretario raccomandava: “Ricchi e poveri hanno il diritto di incontrare il loro vescovo per cui la porta dell’Episcopio deve essere sempre aperta e tutti devono essere ammessi all’udienza”. Come vescovo, aveva scelto il motto da un verso del Salmo 34: “Ascoltino gli umili e si rallegrino”; la croce pettorale non in oro ma in legno di ulivo della sua terra, l’amato Salento, l’anello episcopale ottenuto dalle fedi dei genitori. Sempre disponibile e alla mano, al punto di scendere ad aprire il portone di persona quando qualcuno citofonava in episcopio, abitudine che non perse fino a quando le forze glielo permisero. Era uno che si caricava la croce per scaricarla dalle spalle di chi era oppresso da pesi insostenibili, se c’era da sfamare provvedeva al cibo, se c’era da dare un tetto apriva casa sua, “Capire ed accogliere i poveri era per lui una vera ricchezza” affermò Papa Francesco il 20 aprile 2018 in visita alla sua tomba ad Alessano dove fu sepolto.