Lecce – Si è tenuto, venerdì scorso, 7 dicembre, il XIX Convegno Nazionale sul Gioco d’Azzardo, presso l’Hotel Tiziano ed organizzato da Scool in collaborazione con la Comunità Emmanuel, di Padre Mario Marafioti, e il CoNagga, facente capo a Matteo Iori. Nello specifico, va sottolineato che, Scool è una community dedicata ai giovani, di recente creazione e che sta avendo risultati di grande rilievo e significato per la società di oggi.
La giornata di lavori ha visto personalità di spicco nelle relazioni, le quali nel complesso hanno voluto dettagliare circa la piaga del gioco d’azzardo, non mancando di evidenziare i possibili rimedi e i percorsi per contenere il fenomeno, che a livello sociale oramai si presenta come una vera piaga e sul piano individuale un momento distruttivo delle relazioni e dei legami più importanti a livello affettivo. In particolare, si è analizzato il fenomeno anche a livello statistico sia in ambito nazionale sia internazionale. Si tratta di un fenomeno dove tutti i relatori hanno sottolineato che, sarebbe necessario un intervento e una regolazione più specifica, appropriata ai tempi, sia in termini preventivi sia sul piano del recupero delle distorsioni, da parte delle autorità pubbliche.
La partecipazione di un pubblico vasto ed eterogeneo, sia sul piano anagrafico sia sociale e professionale, ha fatto sì che l’iniziativa ha mosso anche a Lecce una vasta eco d’opinione e discussione.
Oltre ai saluti di Padre Mario Marafioti, che con la sua ricca e decennale esperienza ha saputo aprire la giornata toccando le giuste corde, e Vincenzo Leone, tra i relatori vanno segnalati Matteo Iori, Roberta Pacifici, Mirko Filippo Silipo, Claudia Venuleo, Gilberto Attanasi, Margherita Taddeo e Giuseppe Iraci Sareri.
Al proposito, Mirko Filippo Silipo, psicologo clinico-forense su Lecce e referente di Scool, afferma che: “Si è trattato di un convegno molto importante per Lecce, dal momento che nel nostro capoluogo il fenomeno del gioco d’azzardo ha vastissima dimensione e coinvolge tutte le fasce sociali, non mancando di significativi esempi anche di professionisti di chiara fama, che si lasciano prendere la mano da questa insana abitudine.
Abitudine che, va detto, oltrepassato un certo limite diventa una vera e propria dipendenza di natura patologica, con dannose conseguenze e ripercussioni, che non solo intaccano l’esistenza del singolo individuo, ma vanno oltre, toccando il sistema familiare, di per sé già fragile, e anche quello sociale.”
Silipo sottolinea ancora che: “…occorre uno specifico intervento di natura pubblica non solo per quanto riguarda la regolazione del gioco d’azzardo, ma anche le attività di prevenzione e supporto, il Pubblico dovrebbe avere un ruolo di primo piano. E questo perché nella nostra società, ricca ed opulenta, le dipendenze sono all’origine delle sue stesse distorsioni, e sotto il profilo individuale sono un palliativo al male sottile della vita. Il giocatore d’azzardo non cerca il guadagno, ma la perdita, possibilmente rovinosa ed irrimediabile, in un contesto di autoterapia di un dolore psichico, spesso negato a se stesso e al mondo e quindi sempre oscuro riguardo alla sue ragioni profonde. Ed ancora, sapendo che ogni malfunzionamento è testimonianza di una difficoltà a far meglio, questo ha ragioni recondite e dolorose, che vanno comprese ed accolte con lo stesso compassionevole e benevolo rispetto che vorremmo per noi stessi. Da qui il difficile ruolo di sostegno della famiglia, nessuno escluso, la quale in ogni caso soffre di sensi di colpa assieme a rabbia, angosce di rovine, generosi tentativi di aiuto, collusioni, contraddizioni ed incapacità a far meglio.”