Il Salento è una terra di devozione ai Santi Cosma e Damiano, due fratelli che si perfezionano in studi di medicina in Siria, esercitando la professione come anàrgiri (senza soldi) perché non si fanno pagare dalle persone che chiedono cure. La loro storia è molto commovente in quanto moriranno durante la terribile persecuzione contro i cristiani indetta dall’imperatore Diocleziano ugualmente ai loro fratelli minori, Antimo, Leonzio e Eupreprio. Una famiglia esemplare perché tutti, oltre che martirizzati, diventeranno santi.
Tra altri esempi di medici che raggiungono lo status di santità nella storia del cristianesimo vogliamo ricordare, in tempi più recenti, san Giuseppe Moscati di cui il 16 novembre ricorre la festa liturgica.
La sua è un’esperienza terrena di breve durata (Benevento, 25 luglio 1880 – Napoli, 12 aprile del 1927) e colma di misericordia come recita una delle Beatitudini evangeliche: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia».
Intrattiene relazioni significative con importanti personaggi come il grande luminare della medicina Antonio Caldarelli (suo maestro), Caterina Volpicelli (fondatrice delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, votata all’assistenza degli indigenti e degli ammalati e proclamata santa da Benedetto XVI nel 2009) e, tra gli altri, Mons. Ercolano Marini, arcivescovo di Amalfi, che, con la pubblicazione Il Prof. Giuseppe Moscati, diviene il suo primo biografo.
Proprio in questo giorno, nel lontano 1930, i suoi resti mortali sono traslati dal cimitero napoletano di Poggioreale alla Chiesa del Gesù Nuovo, ove già alcuni fedeli dichiarano di aver ottenuto guarigioni. Nel 1975 Paolo VI proclama il medico campano beato e il 25 ottobre 1987 Giovanni Paolo II lo canonizza alla presenza di circa centomila persone in piazza san Pietro, fissando la sua ricorrenza al 16 novembre di ogni anno.
Convinto che «Non è la scienza, ma la carità ha trasformato il mondo» Moscati si dedica alla cura degli ammalati tra ospedale (Primario presso l’Ospedale degli Incurabili) e visite a domicilio (in particolare nei quartieri più disagiati), spesso a titolo gratuito, soccorrendoli, se necessario, anche economicamente, molto similmente ai fratelli medici Cosma e Damiano.
Una sua riflessione è di grande attualità:
“Il dolore va trattato non come un guizzo o una contrazione muscolare, ma come il grido di un’anima, a cui un altro fratello, il medico, accorre con l’ardenza dell’amore, la carità”.
La sua figura, oltre a diffondersi in tutto il mondo anche grazie a diverse pubblicazioni, diventa di dominio pubblico con la fiction Giuseppe Moscati – L’amore che guarisce (Rai Uno, 2007) nell’interpretazione di Beppe Fiorello.
In questo periodo così triste e di sofferenza il pensiero volge anche ai tanti medici che, con grande generosità e amore, mettono a rischio la loro vita per soccorrere gli ammalati. Ringraziandoli per il prezioso impegno e interpretando le speranze di tutti noi che, secondo Petrarca, siamo «schiere travagliate e ‘nferme», ci rivolgiamo al Santo medico con questa preghiera:
O medico santo e compassionevole, S. Giuseppe Moscati, nessuno più di te conosce la mia ansia in questi momenti di sofferenza.
Con la tua intercessione, sostienimi nel sopportare il dolore, illumina i medici che mi curano, rendi efficaci i farmaci che mi prescrivono.
Fa’ che presto, guarito nel corpo e sereno nello spirito, possa riprendere il mio lavoro e dare gioia a coloro che vivono con me. Amen.