Il Medimex di Bari chiude con il trio Fabi-Silvestri-Gazzé e conferma: “L’edizione 2015 si farà”.

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Bari“La quinta edizione del Medimex di Bari, in programma nel 2015, è già stata finanziata, e si farà”. L’annuncio, dato nella conferenza stampa di chiusura dell’esposizione, terminata oggi, sabato 1 novembre, ha messo a tacere le voci che circolavano da giorni riguardo la notizia che quella del 2014 fosse l’ultima edizione. Edizione che si è comunque conclusa con un incremento dei visitatori, se ne sono contati circa 16.000, spalmati nei tre giorni della fiera.

L’ultima giornata del Medimex è iniziata con un lungo panel diviso in due sessioni dal titolo “Next, come la musica cambierà il mercato”. La prima parte dell’incontro ha visto la presenza di due icone femminili del panorama discografico italiano, Caterina Caselli, della Sugar, e Dori Ghezzi, in rappresentanza dell’etichetta Nuvole. Entrambe hanno concordato che in Italia il successo fatica a essere remunerato, e le etichette percepiscono molto poco dal download e dall’ascolto in streaming. Ecco perché non si trovano le risorse per promuovere nuovi talenti e magari “rischiare” su di loro: manca una consapevolezza del potenziale artistico in Italia, e indubbiamente anche una spinta dai politici. “I giovani che vogliono fare musica scappano via, perché all’estero ci amano di più di quanto non ci amiamo noi stessi. Purtroppo non siamo come la Francia, non sappiamo valorizzarci”, ha ricordato la Caselli, citando anche l’esempio del cantante Stromae e di quella volta che sul palco di Sanremo ha detto che “non esiste solo la musica inglese e americana”. Di discografia e mercato si è parlato anche nella seconda parte del panel, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del manager di Spotify Veronica Diquattro, e di Roy Paci, contento di poter affermare che, in un mondo dove è necessario che gli artisti vengano affiancati da esperti del mondo della comunicazione, che indichino loro tempi e modi di postare contenuti sui social network, “io mi affianco di sole due persone, che amo definire multitasking. Inoltre siamo ancora in un’epoca in cui a un concerto, se sono di buona qualità si riescono a vendere anche cinquanta dischi fisici. Un bel risultato”.

Senza ombra di dubbio l’incontro che ha destato maggiore attenzione da parte del pubblico e dei media nella giornata conclusiva del Medimex è stato quello con il trio composto da Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè, che con il loro album “Il Padrone della Festa” stanno conquistando le classifiche di tutta Italia e sono pronti per una lunga tournèe. Tre artisti con tre straordinarie carriere alle spalle, che non si aspettavano un tale successo come gruppo, e definiscono quest’esperienza “molto stimolante”. La conversazione che Ernesto Assante e Francesco Costantini hanno intrattenuto con loro ha aperto non pochi spunti di riflessione, dalla filosofia alla politica, al racconto di un viaggio che i tre hanno fatto insieme prima di intraprendere questo progetto, “avevamo bisogno di conoscerci bene, di spogliarci di qualsiasi sovrastruttura, di scegliere bene cosa volevamo dire e quali concetti volevamo approfondire, data la complessità delle nostre tre singole carriere”. Il Padrone della Festa è un disco dei giorni nostri, che racconta in maniera sentimentale ma anche velatamente politica quello che accade nella nostra quotidianità (tant’è che Assante si è anche complimentato con loro per essere stati in grado di resistere a vent’anni di Berlusconismo). Ma secondo Daniele Silvestri, probabilmente il più “mainstream” dei tre (non si può dimenticare un pezzo come “Salirò”), “non tutto è frutto di scelte fatte. Ci vuole anche un pizzico di fortuna. In fondo è vero che siamo un trio omogeneo, ma ognuno di noi rimane se stesso. Abbiamo fatto il percorso contrario allo standard: partendo dalle carriere soliste, abbiamo formato in seguito un gruppo, anzi un Supergruppo, in cui 1+1+1 non fa 3, ma fa Super1”. E anche se la politica in generale non ha mai avuto rispetto per la musica intesa come lavoro, c’è chi come loro questo lavoro lo fa da vent’anni, e nonostante siano abituati a contesti “intimistici” come club e teatri, sono pronti ad affrontare “il rimbombo e la pessima acustica dei palasport”. Perché sono debitori nei confronti di un pubblico che li segue da una vita, che nonostante non siano mai stati troppo sotto i riflettori non li considera più “esordienti”, ma vere e proprie realtà della storia della musica italiana, loro che non hanno neanche cinquant’anni. E Niccolò Fabi appare davvero soddisfatto di questa svolta della sua carriera, quando ammette di sentirsi “più libero ora rispetto a quando cantava da solo. Più libero da me stesso”.

La musica italiana, così presente sul palco del Medimex, ha ormai però un altro trampolino di lancio, indiscutibile, i talent show. E proprio da XFactor provengono Michele Bravi e Violetta Zironi, due giovanissimi concorrenti dell’edizione 2013, rispettivamente primo e terzo posto, protagonisti dell’incontro d’autore condotto da Ernesto Assante. Vent’anni a testa, i due ragazzi sembrano tuttavia avere i piedi ben saldi per terra. Probabilmente sono consapevoli di quanto sia effimero oggi il panorama musicale, tant’è che Violetta ammette: “Per me in questo momento è importante la musica, ma non posso precludermi l’arrivo di qualcos’altro. Se le luci della ribalta si spegnessero, non avrei problemi a tornare a suonare nella mia cameretta un po’ nerd”. Facce pulite, grandi amanti della musica, i due concordano nel fatto di sentire il bisogno di cantare quasi come una “catarsi”, a cui si è reso necessario, tuttavia, legare il discorso commerciale e di fruizione da parte del pubblico. “L’ascoltatore oggi è poco propenso ad indagare, se una cosa non gli piace, non gli piace e basta”, riflette Michele Bravi. XFactor è comunque una bella vetrina, anche se i due hanno provato a non snaturarsi: “Io sono la stessa Violetta di sempre. Ci hanno provato a togliermi l’ukulele, con cui mi esibisco sempre, ma non ce l’hanno fatta, è parte di me. L’impatto con la popolarità è stato forte, ma è importante tenere i piedi per terra, al mio primo concerto che ho fatto dopo XFactor non è venuto nessuno”. Bagno di umiltà anche per il vincitore del talent, Michele, anche autore dei suoi testi: “Per capire quello che voglio dire io, ho bisogno di ascoltare gli altri, per questo mi sono iscritto a Filosofia. Ci sono delle parole difficili da cantare, “Ti Amo”, per esempio, io non l’ho mai detto a nessuno, come faccio a cantarlo con la giusta intenzione?” E a chi gli chiede se farà un tour estivo, risponde così: “Sono io a essere titubante. Un pubblico pagante non posso ancora permettermelo”.

La quarta edizione del Medimex si è chiusa con la premiazione della seconda edizione degli Academy Medimex: le categorie erano “Miglior tournée”, vinta da Vasco Rossi, “Miglior Videoclip”, vinto da Caparezza con “Non me lo posso permettere” (premio ritirato dal presidente di Universal Music Italia Alessandro Massara), e “Migliore Opera Prima” per “Manuale Distruzione”, album di esordio di Levante, che ha mandato un videomessaggio da Seattle per ringraziare chi l’ha premiata. Presenti invece sul palco il giovane Rocco Hunt, “Miglior Rivelazione”, e Cesare Cremonini, “Miglior Album” per il suo “Logico #1”, che è stato inondato da un bagno di folla e sarà in concerto proprio al Palaflorio di Bari il prossimo 9 novembre.

L’esposizione ha quindi chiuso i battenti, ma come annunciato oggi in conferenza stampa, “l’edizione numero cinque si farà, il prossimo anno”. Non resta quindi che aspettare il 2015 per ritrovarsi tutti insieme, artisti, giornalisti, operatori e appassionati del mondo della musica, alla fiera del Levante di Bari, al Medimex, dove ancora regna la filosofia “La musica è lavoro”.

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