Il 20 ottobre, inaugurazione di una mostra sulle opere del fotografo calimerese, all’Archivio di Stato di Lecce
Che il Salento fosse un patrimonio inestimabile, tale da essere immortalato nella bellezza della sua genuinità e monumentalità, non è certo una novità. Trovare un occhio in grado di leggere i fossili della sua storia non è però cosa semplice né comune. Gli scatti di Antonio Tommasi, fotografo per passione prima che per professione, riescono benissimo nell’impresa: l’artista, nato a Calimera, ha lasciato, con le sue opere fotografiche (ma anche letterarie) tracce indelebili a testimonianza di un’epoca e di una terra straordinaria, quella salentina, raccontando i suoi meandri più eclettici e profondi.
Storie di cronaca e di poesia, gli scatti di Tommasi, dichiarati di interesse storico dalla Soprintendenza archivistica della Puglia nel 2019, documentano le varie sfaccettature dei travagliati anni Sessanta, in Salento: i primi scioperi dei lavoratori, feste e tradizioni del profondo Sud, gli ultimi riti per la guarigione delle tarantate, mestieri e giochi ormai scomparsi e, non in ultimo, la visita di Pier Paolo Pasolini nel Salento nel 1975, sono soltanto alcuni dei momenti immortalati dall’occhio artistico di un intellettuale troppo prematuramente scomparso.
Venerdì 20 ottobre, alle ore 17,30, in occasione della IX edizione della rassegna nazionale Archivi Aperti dal titolo Gli archivi dei fotografi italiani: un patrimonio da preservare, l’Archivio di Stato di Lecce diventerà il palcoscenico dove ammirare alcuni degli scatti più celebri del fotografo calimerese.
Durante la presentazione della mostra interverrà anche la dottoressa Simona Cicala, restauratrice della Soprintendenza ABAP di Bari, esperta nel restauro delle fotografie, che parlerà delle principali tecniche di produzione di foto nel Novecento e risponderà alle domande dei presenti in merito alle migliori strategie di conservazione di negativi e stampe fotografiche.
Un patrimonio inestimabile di immagini diffuso nelle biblioteche, negli archivi e nelle case di ognuno di noi, un patrimonio delicatissimo che richiede specifiche metodologie di conservazione se non si vuole correre il rischio che vada perduto nel buio dell’oblio.
La mostra, a ingresso gratuito, sarà visitabile anche sabato 21, dalle ore 16,30 alle 20,30, e da lunedì 23 a venerdì 27 ottobre dalle ore 9,00 alle ore 13,00, su prenotazione.