In memoria del sacrificio di Renata Fonte e Francesco Marcone,  vittime innocenti della mafia in Puglia

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La giornata di ieri, 31 Marzo rappresenta una data significativa nella lotta contro la mafia e la corruzione, di rilevanza non solo territoriale, ma nazionale. É la giornata in cui ricorre l’anniversario della morte di Renata Fonte e Francesco Marcone, vittime innocenti della mafia in Puglia.
In particolare, quello di Renata Fonte, assessore alla cultura e alla pubblica istruzione del comune di Nardò, fu il primo omicidio di mafia nel Salento. La donna fu uccisa nella notte tra il 31 Marzo e l’1 Aprile 1984 da tre colpi di pistola, vicino alla sua abitazione, mentre rientrava in casa dopo una seduta del consiglio comunale.
“Avere memoria della storia di Renata Fonte vuol dire ricordare l’impegno coraggioso di una donna, di una madre, un’insegnante, una rappresentante delle istituzioni, che con passione e dedizione ha affrontato, spesso in solitudine, importanti battaglie civili e sociali in favore della sua terra, contro la speculazione edilizia di un angolo meraviglioso del Salento. – sostiene il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano ”Fu una donna impegnata in politica assai determinata che intuì la diffusione crescente e pervasiva della criminalità nella vita sociale, economica e politica della propria comunità”.
Renata si era opposta alla lottizzazione abusiva di Porto Selvaggio. La figlia Sabrina racconta: “Mamma aveva certamente scoperto qualcosa su oscure speculazioni edilizie a Porto Selvaggio. Aveva ricevuto minacce, ma per amore della sua terra non si sarebbe mai fermata”. Il delitto ebbe risonanza nazionale. Dapprima si pensò a un movente passionale, solo dopo vennero individuati e condannati a tre gradi di giudizio l’esecutore materiale dell’omicidio Giuseppe Durante (ergastolo), chi lo aiutò, Marcello My, gli intermediari Mario Cesari e Pantaleo Sequestro, e il mandante di primo livello, Antonio Spagnolo (ergastolo), collega di partito di Renata e primo dei non eletti alle amministrative.
La donna era un personaggio da eliminare, un ostacolo. Serviva qualcuno che favorisse le speculazioni progettate. Eppure, a distanza di 37 anni, la battaglia di Renata è stata vinta e se oggi possiamo godere della bellezza naturalistica dell’oasi di Porto Selvaggio è solo grazie a lei.

Ma non è tutto. 11 anni dopo, sempre il 31 Marzo, un altro omicidio. Il copione è lo stesso: due colpi di pistola, sferrati sul portone della sua abitazione al direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia, Francesco Marcone, definito “eroe borghese” del Sud che lottava contro la corruzione e la cosiddetta “mafia del mattone”.

Pochi giorni prima della sua uccisione, Marcone aveva depositato, presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Foggia, un esposto con cui denunciava il sistema e la rete di relazioni mafiose alla base di un’imprenditoria spregiudicata. Anch’egli era un personaggio scomodo, voleva vederci chiaro in un contesto di omertà generale, funzionari pubblici corrotti e mafia in cui regnava il buio. Tuttavia, ancora oggi, a distanza di 26 anni, non sono stati individuati né il volto né il nome di mandanti ed esecutori dell’omicidio e la figlia Daniela, vicepresidente dell’associazione Libera, porta avanti la sua battaglia per chi, come lei, non ha ancora avuto verità e giustizia. “È importante ricordare tutti i loro nomi – ci dice con convinzione – non solo per piangere. Il dolore è giusto, ma ci deve far fare uno scatto in avanti. Mio padre amava la sua terra, lo Stato, fino a dare la vita. Tocca a tutti noi ora darci da fare”. 

Nonostante gli impedimenti e le limitazioni imposte dalla pandemia, anche quest’anno la memoria di Renata e Francesco è stata onorata a dovere. Nello specifico, a Nardò si è svolta in mattinata una cerimonia di commemorazione, nei pressi del monumento eretto in onore di Renata all’interno del cimitero, a cui hanno presenziato anche il sindaco di Galatone, Flavio Filoni, e numerose autorità. Anche Foggia ha ricordato Francesco Marcone. Il Comitato Vola Gino Lisa ha proposto alle autorità locali di intitolare l’aeroporto all’”eroe borghese”, a seguito di un concorso dal titolo “Liberi di volare” che ha coinvolto il sistema scolastico territoriale con lo scopo di rilanciare l’immagine dell’aeroporto foggiano in occasione della sua prossima apertura.

Il ricordo di queste personalità si è trasmesso nel tempo grazie all’impegno delle famiglie, volto a colmare le lacune che la storia ci consegna, poiché “il passato raccontato bene, forse, può riscattare il nostro presente e proteggere il nostro futuro” per citare le parole di Daniela Marcone.

Renata e Francesco sono esempi di impegno, di coraggio, di un uomo e una donna che hanno esercitato il ruolo derivante dalla loro funzione lavorativa con senso di responsabilità e spirito di servizio, due pugliesi che, come ha ricordato Michele Emiliano “hanno vissuto la legalità come scelta di vita quotidiana”.