È già trascorso un anno, dalla tragica scomparsa della giovane ragazza curdo-iraniana Mahsa Amini, che un giorno di settembre, esattamente il 13, si trovava in vacanza con i genitori nella capitale dell’Iran, Teheran e, probabilmente, con spensieratezza (aveva solo 22 anni), passeggiava ammirando le bellezze del luogo, felice, forse, certamente ignara di poter essere fermata dalla polizia morale (esiste una polizia religiosa, atta a far rispettare la legge morale imposta dalla Guida Suprema dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei), colpevole di aver indossato il velo islamico, l’hijab, in maniera non perfettamente corretta, e per questo arrestata, brutalmente picchiata a tal punto da entrare in coma e morire.
Ricordiamo che la rivoluzione islamica o rivoluzione khomeinista 1978-79, portò alla caduta della monarchia e alla nascita della Repubblica islamica sciita, ispirata alla legge coranica. Ancora oggi, molti sono i diritti negati alle donne iraniane e, a controllare, vi è una speciale polizia, detta “morale”, dalla divisa verde, che vigila affinché le donne indossino perfettamente il velo, l’hijab, il cui significato letterale è “Rendere invisibile”.
A parlare di questo e molto altro ci ha pensato l’Associazione “Amici della Persia” presieduta da Hossein Arbabi, che venerdì 15 settembre scorso, presso l’ex asilo Tarantini, a Novoli, oggi sede della Biblioteca Comunale, col patrocinio del Comune di Novoli e in collaborazione con lo Sportello Universitario Comunale, ha organizzato un incontro dedicato alla memoria di Mahsa Amini.
Presenti all’incontro il Sindaco di Novoli, Marco De Luca, che loda l’iniziativa; l’assessore Roberta Romano che, nel saluto, dice: “la nostra presenza dia forza e coraggio al popolo iraniano”, sottolineando la vicinanza alla comunità iraniana novolese e ricordando lo slogan: “Donna, vita, libertà” (usato dal movimento di liberazione curdo alla fine del XX sec. e ribadito durante le proteste avvenute dopo la morte di Mahsa); il senatore Antonio Trevisi, che augura un cambiamento dell’attuale situazione; la dirigente scolastica Elisabetta Dell’Atti, la quale evidenzia come l’evoluzione passi dall’educazione: “la scuola ha il compito d’instillare, sin da piccoli, il valore e la sacralità della persona, del rispetto, della reciprocità, dell’empatia”. Ancora, l’assessore Rosa Barone, rievoca il momento nel quale le donne si tagliarono per strada i capelli come gesto di solidarietà. Ricorda anche il numero dei femminicidi commessi in Italia, ben 114 nel 2022 e quanto la mentalità maschilista contribuisca ad alimentare comportamenti deplorevoli. Infine, l’ex senatore Iunio Valerio Romano, auspica una trasformazione della società; ma a riportare alla realtà dei fatti è la testimonianza di una ragazza iraniana, che parla della “paura di essere donna” in un paese, l’Iran, che “non rispetta la donna”.
All’indomani dalla morte della giovane Mahsa le proteste scaturite hanno portato alla morte di circa 448 manifestanti, migliaia di feriti e più di 18.000 arresti, come testimoniato dai video proposti durante la serata.
In attesa che si compia quella trasformazione culturale, che porterà un giorno a dare pari dignità e pieno rispetto non solo alla donna ma all’essere umano, riscopriamo anche nel nostro territorio ancora contaminato dal germe del maschilismo, quei piccoli spunti di cambiamento, che partono dalla Regione Puglia, con i corsi di formazione: “Violenza sulle donne: un approccio di genere” e giungono a Novoli, aperta come ha dimostrato d’essere, e pronta a dare nuovo significato al senso di comunità.
Sulla tomba di Mahsa Amini detta Zina, che il 20 settembre avrebbe compiuto 23 anni, c’è scritto: “Non morirai, il tuo nome diventerà il codice per la chiamata all’adunata”.