Lecce – Secondo importante appuntamento mercoledì scorso nell’ambito della terza edizione del progetto “Io ci provo”.
Il laboratorio/percorso teatrale, ideato e condotto da Paola Leone dell’associazione culturale Factory Compagnia Transadriatica, è stato realizzato per i detenuti della sezione maschile della casa circondariale di Lecce grazie quest’anno al finanziamento della Chiesa Valdese.
“Noi mettiamo a disposizione il nostro impegno e la nostra buona volontà” dice Paola “affinché questo progetto possa rinnovarsi ogni anno per dare a tutti loro la possibilità di cimentarsi e scoprire cosa sia l’amore per il teatro. Per fare ciò molto importanti sono le sovvenzioni che ci permettono annualmente di andare avanti”. I risultati di questa iniziativa sono facilmente riscontrabili negli sguardi entusiasti dei ragazzi che partecipano al laboratorio teatrale.
“Perché se in un primo momento si va solo per perdere tempo e per non annoiarsi, successivamente ci si mette in gioco, perché nasce la curiosità e la voglia di provare e magari si finisce con lo scoprire sfaccettature di vita a cui altrimenti non avremmo mai pensato. In questo percorso di grandissima importanza è il lavoro di squadra e quel senso di collaborazione che ogni volta si crea tra di noi durante le prove per mettere in scena lo spettacolo”. Queste le parole di Alessio che da tre anni partecipa ai laboratori teatrali ed è considerato un po’ da tutti il portavoce della compagnia.
Ogni notte sarà l’ultima. L’ultima volta che mi farò di Coca: questa è la convinzione di Antonio. Solo che, di quelle ultime notti, se ne susseguono un numero infinito fino a quando arriva davvero l’ultima, quella definitiva.
“L’ultima notte di Antonio” è il titolo dell’atto unico, ideato e interpretato da Mariano Dammacco insieme a Serena Balivo, costumi di Luigi Spezzacatene, andato in scena per i detenuti della sezione maschile del carcere di borgo San Nicola a Lecce.
“Ho incontrato varie difficoltà nel proporre questa pièce teatrale” ci racconta Mariano Dammacco “perché ancora oggi parlare di droga, di cocaina è tabù. Tutto quello che ci viene proposto nella nostra quotidianità, nella maggior parte dei casi, è un continuo incitamento alla vita facile, all’abuso di noi stessi, perché ancora manca nella nostra società la forza necessaria o forse la volontà risolutiva di contrastare questa tendenza autodistruttiva che annichilisce l’individuo quando cede all’uso di droghe. Le ultime notti di Antonio non sono frutto della mia fantasia, in realtà sono le ultime notti di tanti poveri disperati di cui ho raccolto le storie, le immagini, le testimonianze e che poi ho riunito insieme nello spettacolo. Ogni ultima notte è tragica e surreale e rappresenta l’inesorabile declino psico-fisico, naturale conseguenza dell’uso di cocaina. Uscire da questa spirale spesso è impossibile, ecco perché ho preferito un finale tragico. Ho voluto prendere le distanze dai finali edulcorati e buonisti che ci vengono solitamente propinati e che nascondono quella che è invece la verità. Di droga si muore ancora.” Mentre lo spettacolo va avanti, di fronte ai vari fallimenti del protagonista, si avverte un senso di malessere, di disagio, di dolore crescente fino al phatos dell’ultima scena. “Anche se ho scelto un finale tragico” conclude Mariano Dammacco “spero con questo spettacolo di contribuire nel mio piccolo a fare in modo che qualcosa di buono scatti nelle coscienze delle persone.”
I prossimi spettacoli si terranno presso le Manifatture Knos il 19 marzo con “Della paura del coraggio”, scritto e diretto da Lello Tedeschi, e il 10 aprile con “UBU R1E”, video racconto di Mattia Epifani.
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