“La legge interna”: nostra intervista ad Amanda Durer. Le sue opere in mostra fino al 18 febbraio

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Grande successo di pubblico, per la mostra dell’artista Amanda Durer, dal titolo: “La legge interna” a cura di Dores Sacquegna, che si è svolta dal 21 gennaio al 18 Febbraio’23 presso il Torchio d’Arte “La Stella” a Lecce.

Amanda Durer, al secolo Maria Amanda Stefanelli, nasce a Galatina nel 1978. Studia illustrazione e Belle Arti a Barcellon, dove ha vissuto fino al 2021. Nel corso della sua permanenza in Spagna, fa parte del collettivo Femme Brutal, promotore del festival underground omonimo, che sostiene l’espressione artistica femminile e supporta progetti sociali. Dal 2018 collabora con la galleria-laboratorio “la Maldita Estampa” con sede a Barcellona, con cui partecipa alla decima edizione della FIG Bilbao”, Fiera Internazionale dell’Arte Grafica celebrata nel Novembre 2021 nei Paesi Baschi. Nel 2022 partecipa come visiting artist alla residenza artistica Baroque Blue Ionian SeArt Residency, con l’atto performativo “la terra ascoltata”.

Perché Durer?

La scelta del mio pseudonimo nasce per gioco, dal suggerimento di un’amica musicista. È un omaggio ad Albrecht Dürer, pittore e incisore rinascimentale, uno tra i maestri della storia dell’arte che mi hanno da sempre ispirato. È anche azzardo, augurio, provocazione, un gesto autoironico. Suona bene. Ho eliminato la dieresi per richiamare senza identificare.

Come nasce il suo amore per l’arte?

Non saprei dirlo, ho disegnato fin da bambina, ho poi abbandonato la pratica artistica per riprenderla quando ero già adulta. Penso che l’amore per l’arte sia innato, connaturato alla nostra essenziale spiritualità. Alcuni lo sviluppano, altri no. Per alcuni è un’inquietudine che non ti lascia in pace, finché non la ascolti, non le dai attenzione, non la scegli.

Che tipo di tecnica usa e perché la scelta del ferro come matrice?

L’opera “La legge interna” è stata realizzata con la tecnica dell’acquaforte, alla ricerca di una sperimentazione formale e tecnica. Ho scelto il ferro, perché questo metallo facilita il tipo di acidatura che volevo usare, e perché il suo costo contenuto mi permetteva di non avere vincoli per quanto riguarda la misura delle matrici. Il fatto che il ferro sia poco usato nell’incisione rispetto al rame e allo zinco ha fomentato ancor più la mia voglia di investigare le possibilità di questo materiale.

Cosa desidera esprimere attraverso i suoi lavori?

Considero la pratica artistica un mezzo per conoscere me stessa, mettermi alla prova, liberarmi, evolvere. Penso che ogni essere umano sia chiamato a questo percorso nel suo transito terreno, ognuno con i suoi tempi, modi e strumenti. Coi miei lavori voglio raccontare il mio cammino personale per condividerlo, con l’intento di renderlo utile anche a chi osserva, suscitare emozioni, domande, dare spunti di riflessione, e perché no, magari ispirare le persone a riconoscere l’artista che è in loro.

Ha dei maestri ai quali ispirarsi?

L’artista che mi ha cambiato per sempre è stato Egon Schiele, espressionista austriaco allievo di Klimt. Potrei citare tra gli altri Munch, Klee, Motherwell. E poi Kate Kollwitz, Maria Lassnig, Louise Bourgeois. Tra i contemporanei William Kentridge e Guido Strazza.

Qual è la sua visione della donna?

Il sacro femminile si manifesta nella sua perfezione attraverso l’accoglienza, l’intuito profondo, l’accettazione, il perdono animico, la capacità di generare nuova vita e nuove idee. In questo momento storico noi donne siamo più che mai chiamate a unirci e sostenerci per rivendicare il diritto, per tutte e tutti, alla vita, alla libertà, alla pace, all’abbondanza, diritto che ci appartiene per mano Divina. Sento, che come umanità, siamo a un punto di svolta, stiamo lavorando per integrare l’energia maschile e femminile che abita dentro di noi. La sinergia e l’indissolubile unità tra Yin e Yang, è ciò che rende possibile l’esistenza stessa dell’Universo ed è la via da percorrere verso il prossimo salto evolutivo della nostra specie. “Matrismo” (e femminismo) e patriarcato, hanno avuto una loro funzione storica per lo sviluppo delle “qualità” della specie umana. Ora è giunto il tempo di comprenderne la totale complementarietà e comune appartenenza, per riconoscere pari valore e significato a entrambi gli aspetti e funzioni, in una fusione simbiotica.

Ha incontrato delle difficoltà in quanto donna e artista?

Ho avuto la fortuna di sentirmi sempre accolta e apprezzata a prescindere dalla mia natura biologica di femmina. Sono cosciente che non sempre è così, ma penso che le donne stiano acquistando sempre più coscienza del loro potere personale, sempre più amore per sé stesse, sempre più consapevolezza della loro importanza cruciale come portatrici di vita, pace e bellezza. Hanno compreso che la differenza sta nel dare il loro consenso o smettere di darlo. Da questa profonda conoscenza e coscienza di sé le donne sono invincibili.

Lei ha vissuto molto in Spagna, l’approccio del pubblico verso l’arte ed in particolare quella che lei utilizza, è differente rispetto a quello che avviene in Italia?

Non ho ancora l’esperienza sufficiente per risponderle. Sicuramente l’arte grafica e in particolare l’incisione sono in tutto il mondo campi di nicchia se li compariamo ad altre discipline come la pittura o la scultura, ma anche la videoarte o la performance. Il pubblico è costituito dovunque da appassionati, professionisti del settore, studenti, curiosi. Ho potuto comunque constatare con gioia che le tecniche di stampa stimolano sempre interesse e meraviglia.

Come reputa l’attuale situazione dell’arte in Italia ed in particolare a Lecce?

C’è da fare differenza tra arte e mercato dell’arte. Del secondo non ne ho ancora sperimentato direttamente le dinamiche. Penso che la situazione dell’arte sia inscindibile da quella globale dell’epoca in cui questa si produce ma anche così, l’arte è un’esigenza primordiale e come tale esiste e resiste a priori. Il Salento in particolare è luogo di poeti, artisti, musicisti, una terra magica e tormentata i cui abitanti riescono a trasmutare il dolore in bellezza.

E’ soddisfatta della mostra appena conclusa e perché il titolo Legge interna?

“La legge interna” è per me la fitta trama di equilibri che connette ogni cosa, un Logos di stoica memoria che garantisce l’unità razionale dell’intero cosmo. Ciò si manifesta anche nel processo creativo, in cui l’opera fluisce attraverso di noi, che siamo allo stesso tempo canali e un tutt’uno con essa.

Questa mostra è stata la mia prima personale e dunque ne sono soddisfatta a prescindere dall’esito. In più posso dire che ha avuto un buon feedback sia da parte del pubblico che da parte chi opera nel settore. Le emozioni che ha suscitato sono per me motivo di grande gioia e sprone per continuare.