All’inaugurazione di sabato – introdotta dalla direttrice del Must Claudia Branca – parteciperanno il sindaco di Lecce Carlo Salvemini, l’assessora alla Cultura Fabiana Cicirillo, il collezionista tedesco Mark Soibelmann e la curatrice Snejanka Bauer.
La Soibelmann Art Collection è una delle più grandi collezioni private d’arte dell’Europa occidentale con oltre 6.000 pezzi, il cui principale punto di interesse è l’arte dell’Europa orientale, proveniente per lo più dalle ex Repubbliche sovietiche. La collezione annovera numerosi oggetti artistici che documentano l’arte perseguitata, ebraica, d’avanguardia, ucraina, impressionista, surrealista, costruttivista e suprematista, il Realismo socialista, come anche l’arte non conformista e di propaganda. Ad essere custodite sono opere d’arte popolare, tra cui le stampe chiamate lubki e le icone, oltre a dipinti a olio, gouaches, disegni, sculture, poster, libri e ceramiche.
A Lecce saranno esposte fino al 30 aprile circa 130 opere di artisti ucraini che risalgono ai primi tre decenni del Novecento. L’indagine dei luoghi d’origine di molti di questi artisti può essere considerata una sorta di mappatura di come i confini dell’Ucraina siano cambiati negli anni precedenti e successivi alla Prima Guerra Mondiale: alcuni nacquero nell’Austria-Ungheria che, dopo la guerra del 1918, divenne parte della Repubblica Popolare Ucraina, anche se per poco tempo, visto che, appena un anno più tardi, fu occupata dall’esercito polacco, occupazione che durò fino al 1920, quando l’Armata Imperiale Russa prese possesso del medesimo territorio.
Una particolare attenzione sarà posta all’interno della mostra dal Must agli artisti ebrei, alcuni dei quali vissero per qualche tempo a Parigi, facendo parte dell’Ecole de Paris. Altri fecero ritorno nell’Ucraina sovietica, altri ancora restarono per sempre in Francia o emigrarono negli Stati Uniti o in Israele. Molti di loro morirono nei campi di concentramento nazisti e non ebbero l’opportunità di sviluppare oltre il proprio talento. A questi ultimi e al loro ricordo è dedicata questa esposizione.
«Nella guerra di aggressione che da poco meno in un anno la Russia ha mosso contro l’Ucraina – riflette il sindaco di Lecce Carlo Salvemini – oltre alle tante, troppe vittime civili e a case, edifici pubblici e infrastrutture distrutte, dobbiamo considerare anche il saccheggio di musei, biblioteche, opere d’arte, statue collocate persino nelle piazze, a danno delle città occupate. Al momento, secondo gli esperti i russi hanno sottratto circa 15 mila opere d’arte in oltre 30 musei ucraini, numeri paragonabili a quelli delle razzie effettuate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. È facile capire perchè: colpire l’arte di un paese significa minarne l’identità nazionale. Ospitando questa mostra al Must in questo momento storico vuol dire anche lanciare un messaggio forte: l’arte e la cultura identitaria di un paese ingiustamente aggredito va tutelata e difesa secondo quanto stabilito dalla Convenzione dell’Aja del 1954. Non possiamo permetterci passi indietro».
«Con la direzione del Must e l’ufficio Cultura del Comune abbiamo lavorato sodo per mesi – dichiara l’assessora alla Cultura Fabiana Cicirillo – per portare a Lecce questa mostra che raccoglie opere poco conosciute ma di grande interesse collettivo provenienti da una delle più ricche collezioni private d’Europa, di proprietà del tedesco Mark Soibelmann. La inauguriamo a pochi giorni dal primo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina che sta causando centinaia di vittime innocenti e danni ingenti a edifici civili e istituzioni culturali, come musei, biblioteche e università. Ma la inauguriamo anche il giorno successivo alla celebrazione della Giornata della Memoria perché alcuni degli artisti in mostra non hanno potuto esprimere negli anni il proprio talento essendo morti nei campi di sterminio nazisti. Sono molteplici, quindi, i profili di interesse legati alla mostra e ci auguriamo che questa occasione di conoscenza possa essere uno stimolo per tutti a sentirci sempre impegnati a difesa dell’arte e contro ogni forma di guerra».