Squinzano (Le) – Si concludono i solenni festeggiamenti in onore della Madonna del Garofano, che dal 12 al 22 ottobre 2024 nella città di Squinzano – Civitas Mariana – hanno dato vita a numerosi appuntamenti religiosi e ad un concorso floreale, grazie alla sinergia tra Amministrazione Comunale, Confraternita dell’Annunziata, Comitato per il gemellaggio Squinzano-Nazareth, volontari del Santuario, Cantine De Ventura, Associazione 21 ottobre 1618 e Opera Maria Manca.
Si narra che il 21 ottobre 1618 alla giovane pia, devota ma tormentata Maria Manca (1571-1668) della comunità di Squinzano, mentre si trovava in campagna, intenta a raccogliere le olive, apparve la Vergine Maria che le diede un garofano rosso da portare al Santissimo Crocifisso di Galatone. Seguì la sua immediata guarigione, e la costruzione di una chiesa, divenuta poi il Santuario Santissima Annunziata e della Madonna del Garofano.
Ai tanti momenti di raccoglimento e di preghiera che nel corso della novena si sono succeduti, nella serata del 20 ottobre, dopo la celebrazione della Santa Messa presieduta da Monsignor Luigi Pezzuto, Arcivescovo e già Nunzio Apostolico, ai numerosi fedeli della comunità di Squinzano e a tutta la comunità diocesana, è stato donato un momento di meditazione e di riflessione con la presentazione del nuovo Inno – Angelus Domini – composto dal M° Antonio (Tonio) Calabrese (Organista della Cattedrale di Lecce, Direttore del Coro liturgico-polifonico della stessa e Direttore del Coro dell’Arcidiocesi di Lecce), ed eseguito dalla Polifonica Santa Cecilia, e dalla Schola Cantorum delle Parrocchie Maria Regina, Mater Domini e Santa Maria delle Grazie di Squinzano.
“È una gioia vedere il nostro santuario così pieno di fedeli, in questa vigilia della festa della Madonna del Garofano. In attesa di ascoltare l’esecuzione dell’Inno Angelus Domini, permettetemi di ringraziare di cuore Sua Eccellenza Monsignor Luigi Pezzuto, per l’impegno e l’entusiasmo che ha reso possibile anche il gemellaggio con Nazareth, da cui proviene la sacra reliquia che il 21 ottobre si porterà in processione” afferma il parroco don Alessandro Scevola che con affetto e orgoglio presenta il compaesano e amico novolese Tonio Calabrese. “Un maestro di musica, che ringrazio di cuore non solo per il suo impegno in diocesi ma per il servizio che da tanti anni svolge nella nostra comunità, caratterizzato dalla sua maestria, dal suo cuore e soprattutto dalla sua grande fede che posso testimoniare, perché fin da quando eravamo piccoli, la devozione a Maria ci ha sempre accompagnati”.
“Grazie don Alessandro – continua Monsignor Pezzuto – grazie per queste parole introduttive. È ormai noto, che in questa chiesa e su quella mensa, abbiamo sottoscritto la nascita di questo comitato e concretizzato il gemellaggio, verso la fine del mese di aprile, con una firma, con il Custode di Terra Santa Fr. Francesco Patton. Ne consegue, che quando si dice la preghiera dell’Angelus in questa chiesa e solo in questa chiesa, è come se si recitasse nella città di Nazareth. Un privilegio spirituale e liturgico che ho voluto concretizzare chiedendo al M° Calabrese di trasformare in musica, in polifonia, la preghiera dell’Angelus Domini, che ad oggi non mi risulta essere stato mai fatto”.
Il gemellaggio ha portato alla creazione di un Logo, dalla forma circolare, per dare l’idea del celestiale, di qualcosa che è in relazione con Dio. Al centro vi sono disegnate le facciate di due chiese, quella di Squinzano e quella della città che diede i natali al Redentore del mondo; poi, due mani, una a destra e una a sinistra, quest’ultima evidenzia le stimmate, come quelle di San Francesco, perché i custodi della Terra Santa sono i frati minori francescani. Intorno al cerchio che circoscrive il logo, leggiamo Caritatem facientes in veritate.
“Grazie, buonasera a tutti, grazie Eccellenza per avermi dato tanta fiducia dice con visibile emozione il M° Tonio Calabrese -. Premesso che la musica liturgica debba cercare di trasformare in suono quello che il testo vuole, ho cercato, attraverso le note, le armonie, di evocare questa importante preghiera che il Santo Padre, ogni domenica, celebra. Il canto-preghiera segue le canoniche divisioni verbali. L’intonazione iniziale, in un certo senso, delinea le ali dell’angelo Gabriele, venuto ad annunciare a Maria l’Angelus domini; segue la proclamazione festosa del coro in un fugato che gioca nell’intrecciarsi delle voci e che alla fine della seconda parte torna ad essere più intima, lirica, perché ho immaginato Maria in un momento di introspezione, di crisi, nel dover accettare questo ruolo e ho pensato di affidare questa parte solo alle voci femminili dove soprani e contralti dialogano in attesa che Maria accetti il suo ruolo di Madre del Redentore. Nella terza parte vi è un’esplosione di gioia, un continuo crescendo dove il coro si esprime in maniera festosa, ovviamente sempre dopo l’intonazione da parte del solista. Questo simboleggia tutto il mondo, incarnazione di Cristo in Maria. In quest’ultima parte ricorre più volte la parola nobis, proprio per sottolineare che Cristo viene per noi, non per lodare sé stesso, ma per tutti noi. Durante i mesi di preparazione ho fatto una ricerca e non risultano esserci composizioni sacre che riguardino il momento dell’annuncio a Maria”, esclusi brani in gregoriano”.
Fanno il loro ingresso in silenzio ed ordinatamente. Sono i componenti del coro, per lo più donne, visibilmente emozionati e consapevoli, in qualche modo, di entrare a far parte della storia di una comunità sempre più in una fase di cambiamento e di crescita spirituale ed umana. All’organo il M° Emanuele Martellotti (insegnante di pianoforte e canto già organista della corale lirica Santa Cecilia di Squinzano) e sul podio il M° Calabrese. L’esecuzione dell’Angelus Domini, per l’occasione, così come suggerito da Monsignor Pezzuto, ha visto la partecipazione dell’assemblea, che dopo ogni strofa è intervenuta con la recita dell’Ave Maria. Solo poche prove, per i cori riunitisi, bastate per una gradevole esibizione che ha reso i fedeli presenti, testimoni di un avvenimento unico. Una melodia evocativa e descrittiva che come i grandi artisti da Giotto a Caravaggio, Tiepolo, Piero della Francesca ha saputo raccontare lo stupore e lo spavento di una giovane fanciulla nell’apprendere che di lì a poco la sua vita sarebbe cambiata per sempre e ancora nel sapersi offrire e accogliere a sé un amore infinito. L’andamento discendente ricorda il quadro di Luca Giordano (1672-1674), un olio su tela custodito al MET di New York. Qui l’angelo dalle vesti bianche fluttuanti nell’aria, pare discendere dal cielo mentre con l’indice della mano destra indica in alto e con il sinistro porge un giglio a Colei che ricambia il suo sguardo e portando la mano sinistra al petto pare dica “Eccomi”.