Lecce – Come all’inizio. È questa la traduzione letterale del titolo dell’esordio discografico di Angelo Mastronardi, pianista e compositore pugliese, originario di Gioia del Colle, che presenterà il suo lavoro, Like at the beginning, oggi pomeriggio, mercoledì 1 ottobre, alle 18.00, nel suggestivo spazio del locale leccese All’Ombra del Barocco, adiacente alla Libreria Liberrima.
L’album, prodotto dall’etichetta salentina Dodicilune è uscito lo scorso 15 settembre, ed è disponibile nei principali store digitali e nel circuito IRD. Nell’incontro di questo pomeriggio il giovane musicista racconterà proprio al direttore artistico dell’etichetta discografica produttrice del disco, Gabriele Rampino, il percorso che lo ha portato a raggiungere questo risultato, in collaborazione con il contrabbassista Michele Maggi e il batterista Walter Forestiere, entrambi noti nell’ambito del jazz moderno.
Paisemiu.com ha intervistato proprio Angelo Mastronardi, che ha voluto raccontarci qualcosa riguardo al suo avvicinamento al panorama musicale, lasciando tuttavia al suo pubblico l’onore (e l’onere) di ascoltare e apprezzare il suo album.
Il tuo esordio discografico ha per titolo “Like at the beginning”: ci spieghi perchè questa scelta del titolo, che richiama una dimensione di “inizio” di un percorso?
Il titolo è un omaggio alle cose che hanno determinato il mio avvicinamento alla musica e che sono rimaste costanti lungo tutta la mia esperienza di studente e musicista fino alla realizzazione di questo lavoro; allo stesso tempo si tratta di un riferimento ad elementi strutturali di alcune composizioni e a scelte da me effettuate nella disposizione delle tracce; può essere considerato a tutti gli effetti un concept album, che racchiude ed esplica nella forma e nei contenuti ciò che è riassunto nel titolo.
A proposito di inizi, hai cominciato il tuo percorso da autodidatta: cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera? Hai mai avuto dei dubbi o ripensamenti sul fatto che questa fosse la tua strada?
Ho iniziato a suonare quando avevo circa 8 anni; mi hanno regalato una piccola tastiera e quasi contemporaneamente una radio, e da quel momento non ho più smesso di relazionarmi con i suoni. Sono sempre stato sicuro che la musica avrebbe fatto parte della mia vita, ma non ero sicuro del fatto che poi sarebbe diventata anche il mio lavoro. Ho deciso definitivamente quando ho capito che non avrei potuto scavare in profondità senza essere al cento per cento immerso in questa realtà.
Il disco è stato inciso con l’aiuto di Michele Maggi al contrabbasso e Walter Forestiere alla batteria: qual è stato il loro contributo nella realizzazione del prodotto discografico?
Per quanto la musica del disco sia costituita quasi interamente da mie composizioni, trattandosi di musica in parte scritta e in parte improvvisata, posso dire che il loro contributo è stato importante considerati i diversi background di provenienza: sono riusciti ad interpretare il mio pensiero senza sacrificare la propria identità musicale e regalandomi spesso interessanti spunti di ricerca.
Una frase per descrivere “Like at the beginning”?
Lascio che sia il pubblico a farsi un’idea ascoltandolo. Non credo che la musica vada descritta più di tanto con le parole.
Quali sono le tre canzoni della tua vita?
Non posso sintetizzare i miei ascolti in termini di preferenze, sono troppe le cose che amo anche se nessuna è indispensabile in termini assoluti.
Sempre rimanendo in tema dei tuoi gusti musicali, quali sono gli artisti a cui ti ispiri e che hanno segnato la tua formazione professionale?
Considero la composizione come un momento di assoluta libertà, ma allo stesso tempo di grande responsabilità; di sicuro alcuni autori sono stati per me più vicini di altri: la musica di Bach, Ravel, Bartok, Copland e sul versante del jazz Bud Powell, Miles Davis, Chet Baker, Wayne Shorter, Bill Evans solo per citarne alcuni.
Qual è il palcoscenico più bello in cui hai suonato e qual è quello in cui ti piacerebbe suonare?
Qualunque palco con i musicisti giusti, un pubblico attento e un buon fonico diventa un’ottima opportunità per fare musica. Ce ne sono alcuni più conosciuti di altri, ma in questa fase l’importante è portare la musica in giro e far conoscere questo primo lavoro discografico nei festival e nei club. Il resto verrà da sé.
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