Eppure, le donne lavorano molto più degli uomini se si sommano al lavoro fuori casa anche le faccende domestiche e l’accudimento dei figli.
Sebbene, secondo quando stabilito dal “Gender equality index”, indice presentato dall’Eige, agenzia europea che monitora l’uguaglianza di genere nei ventotto Stati Membri, l’Italia sia il Paese che sta progredendo più velocemente verso la parità di genere, esistono ancora note dolenti. Basti pensare che l’Italia registra il punteggio più basso di tutti gli Stati membri dell’UE per quanto riguarda le discriminazioni nell’accesso al mondo del lavoro e il divario retributivo di genere. Le donne sono ancora lontane dal raggiungimento dell’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e, in molti casi, sono intrappolate in lavori poco qualificati e impossibilitate a mostrare la propria preparazione, le proprie competenze e quindi ad ambire a cariche più elevate, poiché ritenute “inferiori” sulla base di beceri stereotipi. A riprova di ciò, guardando più a fondo i dati, si scopre che solo il 22% dei dirigenti in Italia sono donne, contro il 78% degli uomini. La situazione appare ancor più scoraggiante quando si apprende che per una donna è ancora estremamente difficile intraprendere una carriera in determinati settori, come in quello accademico. Infatti, secondo il rettore dell’Università Normale di Pisa: ”Ogni volta che si tratta di valutare o proporre il nome di una donna per un posto da docente, si scatena il finimondo”. Si parla di tutto “meno che di preparazione, merito e competenze, che dovrebbero essere i soli criteri per valutare un accademico”. E fioccano le calunnie, con l’aggiunta, “di lettere anonime e notizie false diffuse ad arte” il cui contenuto verte spesso “su espliciti riferimenti sessuali”. In più, quasi una donna su tre è vittima, sul posto di lavoro di molestie verbali, psicologiche o sessuali.
La pandemia e la crisi economica hanno evidenziato ulteriormente le differenze di trattamento, le discriminazioni e la violenza di genere, rendendo ancor più precaria la situazione della figura femminile. Proprio per questo e per gli sconfortanti dati emersi dalle statistiche, è per “Link Lecce” particolarmente urgente confrontarsi su questa grave tematica, partendo dai luoghi di formazione, per spezzare le catene del patriarcato e liberarci da una cultura escludente e repressiva