L’unicità dell’androgino e la donna come perfezione del dualismo

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Cosa c’è di più romantico dell’idea di un essere perfetto, il così detto “uno” indivisibile, appagato in tutto e per tutto, con i pregi che ogni essere perfetto può portare con sé? L’uno che non ha bisogno di dualità per completare la sua natura in quanto già completo così. E’ questo il “mito degli Androgini” facente parte del Simposio di Platone, secondo il quale, molto tempo fa, gli esseri umani avevano quattro braccia, quattro gambe e due teste unite tra loro, essi erano di tre tipologie: uomo-uomo, donna-donna e uomo-donna. La loro potenza superava ogni limite, perfino quella degli Dei, tanto da spingerli a sfidare questi ultimi. Allora Zeus, decise di tagliarli a metà in modo da indebolirli. Da allora gli esseri umani, vagano infelici nel mondo cercando la loro metà, la così detta anima gemella. Naturalmente c’è chi è fortunato e la trova, chi invece vagherà per tutta la vita con la consapevolezza di non essere completo, sempre alla ricerca di qualcosa che manca.

Questo è uno dei miti più romantici che possa mai essere stato scritto, ma è davvero così? Chi tra uomo e donna soffre di più questa situazione di dualismo persistente? Fin da sempre, l’uomo è stato raffigurato come guerriero, combattente, colui che dava sostentamento alla famiglia andando a caccia; al contrario la donna è rappresentata nella storia, come colei che doveva badare ai figli e alle faccende di casa. Ma dietro questo cliché si nasconde ciò che tutti sappiamo ma pochi ammettono, ovvero che è stata la donna a portare avanti la storia dell’essere umano, a placare gli animi degli uomini e spesso a fomentarli per grandi imprese. Pensiamo ad esempio ad Ulisse, talmente innamorato della propria moglie, tanto da cercare in tutti i modi di far ritorno a casa; Leopardi, che scrisse una delle sue più apprezzate poesie dedicandola a una donna vista solo dalla finestra, parliamo naturalmente di “A Silvia”; stessa cosa con Dante e Beatrice, Picasso e Dora Maar, Modigliani e Jeanne Hebuterne; ma andando ancora più indietro nel tempo possiamo parlare della triade Giulio Cesare, Marco Antonio e Cleopatra, una donna che cambiò la storia di Roma grazie alla sua bellezza. Potremmo continuare all’infinito ma, come possiamo ben notare, la costante è sempre una: la donna.

La donna musa, la donna ammaliante, la donna di cui ci si innamora, la donna idealizzata; l’essere senza il quale il mondo non sarebbe stato quello che è oggi. Quanti di voi uomini, chiedono consiglio a una donna? Quanti, oltre a chiedere all’amico o al compagno, interpellano una donna per una questione importante di vita? Che sia un’amica, una compagna di vita, la stessa madre, ognuno di noi di qualsiasi tendenza sessuale esso sia, ha bisogno sempre e comunque di una donna nella propria vita. Quindi perché no, perché non dedicarle un’intera giornata come l’8 marzo? Perché non esaltarla e regalarle una semplice mimosa per ringraziare di essere stata fin da sempre al nostro fianco? Dante chiuse la “Divina Commedia” scrivendo una delle frasi più belle di sempre: “E’ l’amor che move il sole e l’altre stelle”, noi vorremmo concludere questo articolo modificando questa frase e dandole forse un valore in più: “E’ la donna che move il sole e l’altre stelle”. Auguri a tutte le donne del mondo.

Classe ‘86, vive a Squinzano, piccolo paese della provincia di Lecce. Fin da adolescente manifesta una forte passione per la scrittura, percepita come insostituibile mezzo di espressione personale e di comunicazione diretta al cuore delle persone. Appassionato di arte, storia ed archeologia, cresce nel quartiere di Sant’Elia, luogo ancora ricco di mistero, dove conduce ricerche e studi su un convento del 1500, effettuando numerose e importanti scoperte archeologiche che gettano nuova luce sul complesso monastico. Scrive su diversi blog e giornali come “Salento Vivo”, “Spazio Aperto Salento”, “L’ORticA”, “Il Trepuzzino”. È in procinto di pubblicare la sua prima raccolta di scritti con Aletti Editore.

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