Ne sentiamo parlare da un po’ di tempo e il concetto, per quanto semplice, è efficace e vincente. Nell’era del digitale è diventato un modo nuovo di fare impresa. È questa la nuova frontiera per cercare di conquistare il mercato: piccole idee che diventano piccole imprese. È questo l’affascinante mondo delle startup. Abbiamo incontrato Roberta Musarò, salentina doc e giovane startupper, che insieme ad altri ragazzi ha dato vita a MeMio, un dispositivo, controllato da una applicazione, che ricorda ed eroga i farmaci al momento giusto, diventando un’aiuto efficace soprattutto per i pazienti anziani che devono seguire varie terapie. È stato MeMio, il portapillole intelligente, ad aggiudicarsi l’ultima edizione di InnovAcion Lab, uno dei più grandi eventi europei per startup, una sorta di corso-contest per trasformare un’idea innovativa in realtà.
Ci racconti come nasce il tuo percorso professionale?
“Il mondo delle startup è stata una ventata di freschezza e novità nella mia vita… fino ad un anno fa mai avrei immaginato di farne una. Mi sono avvicinata a questo mondo grazie ad un percorso di soft skills, organizzato dalla mia Università, che vinsi insieme ad uno degli attuali co-founder di MEMiO”.
Quando hai pensato a MEMiO? A chi si rivolge?
“L’idea è nata all’interno di InnovAction Lab, il primo corso gratuito che avvicina i giovani al mondo dell’imprenditoria. Per la creazione di MEMiO abbiamo pensato ai nostri nonni, al fatto che con l’avanzare dell’età aumentano anche i farmaci da prendere, e quasi mai gli anziani riescono ad essere regolari e puntuali nell’assunzione. Allo stesso tempo i figli per problemi legati alla distanza o al lavoro non riescono a seguire le cure dei propri cari come vorrebbero”.
Chi collabora al progetto?
“A lavorare sul progetto siamo 3 founders del team vincitore di InnovAction Lab: Lorenzo, che cura la parte finanziaria, Manuel, ingegnere informatico e maker appassionato ed io, studentessa di Giurisprudenza con profilo di diritto societario, mi occupo della direzione del lavoro del team e dei rapporti col pubblico. Oltre a noi 3 lavorano al progetto altre persone con una spiccata capacità tecnica e sensibilità verso il problema”.
Quali sono le principali difficoltà che avete incontrato nelle prime fasi?
“Ovviamente quando hai un’idea in cui credi e per la quale hai ricevuto riscontri positivi dalla gente, il passo più importante è reperire fondi che permettano di rendere concreta l’idea e commercializzabile il prodotto”.
Cosa ti ha spinto a dare vita a una startup che si occupa della vita sociale dei possibili interessati?
“Fin da subito insieme al team abbiamo scelto di risolvere un problema reale, concreto, che abbiamo vissuto da vicino. Tutti noi abbiamo nonni, pilastri nelle nostre vite, e vedere il tempo e le malattie che li debilitano non può che suscitare la voglia di fare in modo che questo processo rallenti quanto più possibile”.
Cosa ti spinge a portare avanti una startup soprattutto in puglia dove non è tanto facile come sembra dare vita a realtà simili?
“Spero che nella mia amata terra la cultura delle startup dilaghi in fretta perché sono convinta possa essere una grande opportunità per i giovani di farsi spazio nel mondo dell’imprenditoria: nelle startup conta solo la voglia di fare e di apprendere che si ha, bisogna avere fame”.
Secondo te quali competenze e caratteristiche deve avere un buon startupper?
“Un buon startupper si riconosce dallo spirito di sacrificio che possiede: mettere in piedi una startup richiede grandi sforzi, sia a livello di tempo che di energie. Per questo è importante trovare persone che intendano dedicarsi a pieno al progetto. È anche importante avere una mente flessibile poiché le cose non vanno mai nel modo in cui ci si era prefissati, bisogna avere grande spirito di adattamento”.
Come vivi la “concorrenza” con le altre startup del tuo territorio e che difficoltà hai incontrato finora?
“Il settore dei dispositivi medici intelligenti è in forte crescita, tanti stanno provando ad inserirsi in questo mercato. I nostri principali concorrenti sono all’estero anche se nessuno dei loro prodotti ha le funzionalità di MEMiO, tuttavia considero la concorrenza come una ricca fonte di spunti per fare meglio”.
Come vedi Memio tra un paio di anni?
“Tra un paio d’anni immagino MEMiO, ormai parte integrante dell’arredo di casa, sul comodino della camera da letto della mia nonna, al posto di tutte quelle confezioni di farmaci che tanto la confondono. E mi auguro che la stessa situazione si verifichi nelle abitazioni di tanti altri anziani”.
Che consiglio daresti ad uno startupper che ha intenzione di partire oggi?
“Se hai un’idea, credici, portala avanti! Osa! Non bisogna avere paura di fallire, molti prima di avere successo in ambito startup hanno esperienze in startup che non sono decollate. Sbagliare serve ad acquisire esperienza, preziosa per far funzionare al meglio nuovi progetti di business”.