Musica, lo stoner dei DSW

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La sfera musicale salentina è ampia e varia, ma impregnata, per la maggior parte, da cover band con scarso spirito di iniziativa, e sostenuta da gestori di locali (la maggior fonte di reddito per chi si esibisce dal vivo) la cui politica è quella dell’ingaggiare solo se il gruppo ha un sostegno massiccio di pubblico; questo sistema di selezione implica, il più delle volte, cover band di musica mainstream. Trova sempre meno spazio, quindi, l’iniziativa inedita, che rimane con le gambe tagliate nell’oscuro dell’anonimato. 

A questo proposito vogliamo parlare dei DSW, una band stoner salentina che, nonostante la scelta non convenzionale sta riuscendo a far sentire la sua voce, riscuotendo feedback positivi e ottime recensioni da parte di riviste e siti specializzati, non solo in Italia, ma anche in Europa.

Il gruppo si forma a Lecce nel 2010 e dopo vari cambi di formazione e l’EP Dawn Storm Watchers, giunge a una line-up affiatata e definitiva incidendo l’album Dust Storm Warning, prodotto dall’etichetta indipendente Acid Cosmonaut Records nel maggio 2012.

I componenti, provenienti da tante e differenti esperienze musicali, in studio e dal vivo, sono:
Stefano “Wolf” Lombardi – voce
Marco Papadia – chitarra
Stefano Butelli – basso
Fabio Zullino – batteria

Il cd si propone molto ben curato già nell’estetica: copertina surreale, packaging ricercato, con booklet dettagliato di testi e illustrazioni che accompagnano ogni singola canzone. Un prodotto complessivo che quasi non ci si aspetterebbe dato il popolare prezzo di vendita. Una volta premuto il tasto play, le sonorità dei DSW ci accompagnano in un viaggio nel deserto, fluttuando tra miraggi di oasi, dune di sabbia e animali mistici. Il disco si ascolta tutto d’un fiato, passando dalle sonorità potenti di Outrun, fino ad arrivare all’ultima traccia, Requiem, che, a dispetto del nome, è un brano devastante. La base ritmica è compatta e ben scandita da Fabio e Stefano, condita con i riff di Marco e raggiunge l’apoteosi con la voce potente di Wolf.

Rise è una digressione quasi progressive, Lonely Coyote vaga in un lungo viaggio mistico nel deserto (circa 7 minuti mai ripetitivi), Monkey Woman è un intercalare settantino dalle riconoscibilissime tinte hard rock, Trippin the drill, invece, spiazza con la sua violenta sincerità. Si vanno ad aggiungere Dune, Sherpa e Wasteland, veri e propri flussi di coscienza strumentali della band, frutto di jam sessions in presa diretta. Il disco è stato registrato presso lo studio dei Laboratori Musicali, a Lecce, mentre il mastering è stato affidato a Carl Saff di Chicago (Red Fang, Matador, Touch & Go). Non sorprende affatto che siano nella top 3 tra gli album italiani dell’anno nella classifica di perkele.it.

Maggiori informazioni e dettagli su date e tour si possono trovare sulla pagina ufficiale DSW band di Facebook e sul sito web della Acid Cosmonaut Records.

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