Dalla giornata di Sabato 24 Luglio molte città italiane fungono da scenario delle numerose manifestazioni dei novax contro l’entrata in vigore, dal prossimo 6 Agosto, del green pass, corredato da numerose norme stringenti per i non vaccinati. In sintesi, la certificazione verde si dovrà esibire per entrare in quelle che il Comitato Tecnico Scientifico definisce “specifiche aree a rischio e al chiuso”. Occorrerà quindi per andare al cinema, in palestra o in piscina. Ma anche per sedersi al chiuso al bar o al ristorante.
Naturalmente, l’introduzione del green pass ha mandato su tutte le furie i novax, che lo considerano uno strumento di esclusione sociale, che mina la libertà degli individui, rivendicata come diritto inalienabile e reclamata a gran voce nel corso di queste proteste tutt’altro che pacifiche, in cui la gente comune e i giornalisti, definiti “terroristi”,vengono insultati e pestati. Le piazze vengono arringate con discorsi che paragonano la situazione corrente a quella degli ebrei, perseguitati da fascisti e nazisti o all”apartheid”, regime che in Sudafrica ha posto i neri ai margini della società. Si tratta di immagini che fanno un torto a tutti gli internati nei campi di sterminio e ai discriminati dall’apartheid e alle loro sofferenze, e che dimostrano come, molto spesso, la parola libertà venga usata a proprio piacimento, arrivando a distorcere la storia. Per giunta, i novax si mostrano persino incredibilmente incoerenti: paragonano i ministri ai nazisti, ma sventolano braccia tese e mostrano orgogliosamente tatuaggi dedicati al Duce; equiparano l’imposizione del green pass all’apartheid, ma non accettano che i clandestini, pur non possedendo alcun documento “possano entrare” e che loro, non avendo il green pass, “non possano entrare”.
Inoltre, sempre i negazionisti definiscono(erroneamente) quella che stiamo vivendo una “dittatura sanitaria”, ma forse occorre ripassare la definizione dell’espressione e ripercorrere la storia della nostra Italia. Procediamo con ordine. Si parla di dittatura sanitaria riferendosi a un contesto dove viene utilizzato l’espediente di un’emergenza per instaurare un regime lesivo delle libertà fondamentali. Se ci fosse veramente la dittatura sanitaria, saremmo tutti in fila, sotto la minaccia delle armi, per essere vaccinati, nessuno potrebbe manifestare liberamente il suo pensiero. E poi, se ci si vuole proprio abbandonare alla fantasia, in una dittatura sanitaria che si rispetti, si vaccinerebbero solo determinate classi sociali, quelle più ricche e indispensabili, le altre sarebbero destinate a perire. Basterebbe solo sapere questo per capire che no, non viviamo in un regime di dittatura sanitaria, ma approfondiamo ulteriormente. Una dittatura sanitaria l’Italia l’ha vissuta ed è stata quella del capo del fascismo ed ex socialista rivoluzionario Benito Mussolini. Ai suoi tempi, al posto del Covid, c’era la malaria. Nel 1925, con il pretesto delle ricorrenti epidemie, il Duce diede l’autorizzazione a due oscuri ricercatori iscritti al partito di condurre un esperimento su larga scala a spese di centinaia di persone povere e fragili, violando ogni norma di etica professionale. Furono scelti duemila lavoratori impiegati nella bonifica di aree malariche proprio nella nostra Puglia e in Toscana, venne sottratto loro il chinino (un farmaco usato per decenni contro la malattia, e che si era dimostrato efficace nel ridurre la mortalità) e venne somministrato loro del mercurio, rimedio già ampiamente bocciato dalla comunità scientifica e dal Consiglio Superiore di Sanità. Obiettivo dell’esperimento, in linea con le aspirazioni del regime, era dimostrare che l’Italia poteva curare la malaria senza dover dipendere dall’estero (all’epoca i Paesi Bassi avevano il monopolio della produzione di chinino). Le cavie vennero divise in due gruppi: il primo fu abbandonato all’infezione, venne mandato a lavorare all’aperto in un ambiente infestato da zanzare anofele senza protezione alcuna, per capire come la malattia si evolvesse naturalmente nel corpo umano. Al secondo vennero praticate delle iniezioni intramuscolari di mercurio, che si dimostrò totalmente inefficace. Inutile dirlo, l’esperimento ebbe un costo elevatissimo in termini di vite umane.
Quindi, se vivessimo una dittatura sanitaria, alcuni italiani malati di Covid, non verrebbero curati dal personale sanitario, ma verrebbero lasciati in balia del virus, per comprendere i suoi effetti sul corpo umano, mentre altri verrebbero curati con un farmaco inadeguato. Possiamo davvero paragonare questo agli attuali vaccini, ampiamente sperimentati e controllati?
Tutto si mescola, tutto sfuma, non si capisce nulla, se non che, queste piazze “No Green Pass” sono la prova della rabbia, della paura e dell’ignoranza. Infatti, chi è più fragile sul piano economico, culturale e sociale ed è reso ancor più debole dalla pandemia in corso, si trova in balia di chi alza la voce e cerca slogan e parole urlate nella speranza di cambiare la propria vita, ma proprio queste parole non faranno altro che peggiorarla, rendendola vittima di una sola dittatura: quella dell’ignoranza dei social media, dove tutti si professano virologi ed esperti in materia, gridando al complotto per nascondere il naturale timore dell’ignoto.
Per esser chiari, “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, lo afferma l’Articolo 21 della nostra Costituzione, ma ciò non consente di imporre il proprio pensiero, di descrivere coloro che non lo condividono come “una massa di pecoroni” o, peggio, di tentare di abbindolare gli altri con le proprie fantasie distorte. Si può motivare il proprio parere basandosi su evidenze scientifiche, documentandosi e non cercando continuamente il marcio, arrivando addirittura a sostenere che il vaccino sia (inspiegabilmente) associato al numero del diavolo(666) perché, dalla parola “PFIZER” si dovrebbe notare che la F è la sesta lettera dell’alfabeto, la I è la nona e la R la sedicesima.
Quelle di questi giorni sono quindi manifestazioni all’insegna della violenza, della maleducazione e della diffidenza. Chi vuole davvero tornare alla normalità, dovrebbe preoccuparsi di far finire la pandemia il prima possibile e non siamo ad Hogwarts, non possiamo usare una bacchetta magica. Il Covid è un nemico molto più pericoloso del vaccino che serve per sconfiggerlo, sono i dati a dimostrarlo. Non vaccinandoci, mettiamo a rischio tutti coloro che incontriamo nella nostra vita sociale, siamo egoisti. La libertà individuale, di cui tanto si sente parlare, termina di fronte ai diritti dell’intera comunità. Siamo davvero disposti a “fregarcene” degli altri? E ammesso che la risposta sia positiva, è davvero necessario, nel 2021, aver bisogno della violenza per farsi sentire? Se solo tutti fossimo più fiduciosi, disposti ad ascoltare i veri esperti e non i tuttologi del web, forse le cose prenderebbero una piega diversa.