Nel verbale della visita di Mons. Zola del 5 Giugno 1885 è scritto, tra le altre cose, che nella chiesa della Madonna di Costantinopoli, a Novoli, c’è una statua della Beata Vergine riccamente vestita.
La statua in questione è la stessa che fu distrutta il 26 aprile 1929 da un incendio provocato da una candela votiva che le ardeva troppo vicina. Dal racconto tramandato dai testimoni di quel drammatico giorno (e confermatomi dal maestro Amerigo Prato), la popolazione accorse numerosa per assistere all’accaduto. E dal momento che la chiesa era invasa da un’immensa nube nera, per potervi accedere si decise di lanciare sassi contro i vetri delle finestre per fare uscire la coltre di fumo e domare finalmente le fiamme.
Ciò che rimase della vecchia statua fu solo un piccolo tronco bruciacchiato (attualmente conservato nell’edicola, in alto a sinistra di chi guarda), mancante anche del bambinello.
In segno di penitenza per l’accaduto, fu organizzata una processione nella quale i resti bruciati fecero il giro del paese tra i lamenti e le lacrime di dolore dei novolesi.
Al termine del mesto pellegrinaggio, l’arciprete Mons. Francesco Greco assicurò la popolazione che Novoli avrebbe riavuto la sua Madonna “bella più di prima”.
Superato, così, il momento di sconforto, i novolesi concorsero con le loro offerte al rifacimento di una nuova statua realizzata a Lecce dal famoso artista Luigi Guacci. Il nuovo simulacro giunse a Novoli il primo Luglio 1929 e l’anno successivo fu posto in una nuova edicola monumentale ricca di marmi e di finissime sculture, opera dell’artista leccese Alfredo Donno, protetto da un’ampia anta vetrata con cornice in legno finemente intarsiata, realizzata dal concittadino Vincenzo Spedicato.
Testimonianza del fatto è l’iscrizione latina dettata dal Sac. Prof. Oronzo Madaro fu Salvatore, posta all’interno della nicchia:
Aediculam hanc dira incendii vi penitus excisam
cives novenses
aere conlato splendidiorem magnificantioremque extruxerunt
in perenne erga sua patronam
devoti gratique animi monumentum
A.R.S. MCMXXX Kal. Iuliis
e che tradotta in italiano suona così: I novolesi, con libere offerte costruirono più elegante e grandiosa questa edicola distrutta quasi del tutto dalla violenza dell’incendio, a perenne testimonianza della loro gratitudine verso la loro patrona. 1° Luglio 1930.