La paura ha creato” la sindrome della capanna”. In che cosa consiste? In sostanza significa tapparsi in casa e non uscire, prima in maniera coatta e poi per scelta.
Questo spavento non è una fobia, perché essa è una paura senza oggetto. Sfortunatamente l’oggetto del contagio crea la paura che fa sì che si evitino situazioni a rischio.
L’emozione della paura ha una funzione fondamentale nella sopravvivenza, per esempio se abbiamo paura quando attraversiamo la strada in presenza di ostacoli, da questi saremo allertati per scansarli, ciò è indispensabile per l’incolumità. È bene però valutare immediatamente la natura del pericolo, è concreto o un semplice frutto della nostra immaginazione, o ancora la combinazione sottile dei due?
Un antidoto alla paura è il rilassamento che vuol dire sperimentare una profonda distensione fisica e mentale, che permette di staccarsi dai fatti della vita quotidiana, di ritrovare le energie e di conservare il proprio equilibrio. È particolarmente efficace per combattere le emozioni negative, che tra l’altro incidono sul sistema immunitario, e lo stress. I metodi di rilassamento si fondano tutti su una presa di coscienza molto profonda del corpo, simile a quella che si ritrova nello yoga, che è basato sul rilassamento psicofisico. Questa concentrazione sul piano fisico e psicologico porta celermente ad una deconcentrazione della mente che si calma. Una tecnica utile è anche la visualizzazione che consiste nell’immaginare una scena calma che ci aiuterà a tranquillizzarci.
Un’altra risorsa per allontanare la paura insita nella pandemia è stata ed è data dal ricorso alla musica. Sono storiche le immagini degli squarci in cui si sono esibiti musicanti, musicisti e appassionati sulle terrazze, quando intonavano inni al buonumore come “Fratelli d’Italia” e strofe benauguranti che hanno rinforzato purtroppo solo chi è sopravvissuto allo slogan “andrà tutto bene”. Non a caso Platone asseriva che” la musica colma i tormenti dell’anima”.
Suono, ritmo, melodia e armonia sono vissuti come strumenti terapeutici, attivati dal sistema limbico, preposto all’emozione. Pertanto tirando le fila capiamo bene che la paura è una reazione normale al contesto e non un disturbo psicologico, e la soluzione sta nel darsi tempo e procedere a piccoli passi, non alimentando dunque l’ansia di aver perso il controllo della situazione. Ma occorre anche non fare il contrario, attenzione, in particolar modo ai giovani e la loro movida, in questo parossismo notturno non fare a meno della mascherina.
Anche se il covid ha perso la sua virulenza è tra noi e nessuno può sognarsi di reprimerlo, sentendosi investito di poteri soprannaturali, che non vi sono. Ciascuno deve tenere conto che in questo “tal delirio di onnipotenza” non possiamo sostituirci a Dio. Una scialuppa di salvataggio ce la lanciano gli scienziati che recentemente hanno invitato ad un cauto ottimismo distinguendo l’ormone della paura tipico dell’ADH, secreto dalla neuroipofisi, che trattiene i liquidi antidiuretico dall’ossitocina, l’ormone dell’amore. I due non possono circolare insieme, l’uno esclude l’altro, quindi a noi la scelta. L’eccelsa forma di amore a cui si anela è quella che travalica il soddisfacimento immediato e si erge attraverso la preghiera come fine ultimo sublime, che si può conseguire attraverso la corona del rosario. Ciò richiama per associazione l’idea della prova perfetta, rappresentata dalla corona di Cristo, in essa non vi è spazio per la paura.