Lecce – Martedì 6 Settembre 2022, dopo la pausa estiva i Cantieri Teatrali Koreja hanno riaperto il loro “Ortale” in via Francesco De Simone 22 a Lecce, al CTK Alzheimer Café, un servizio per la comunità offerto a titolo gratuito. Vincitori di un Bando finanziato dalla Regione Puglia, si sono affidati all’esperienza de “Le Compagnie Malviste” che, attraverso una pratica teatrale denominata “Teatro Fragile/Maneggiare con cura”, hanno avviato un mirato ed intensivo corso di formazione, fornendo ad un ristretto gruppo di volontari gli strumenti necessari per avviare l’attività. Ricordiamo che il primo Café Alzheimer nasce nel 1997 grazie all’intuizione di uno psico-geriatra olandese: Beré Meiesen il quale comprende che ciò di cui hanno effettivamente bisogno i malati di Alzheimer e i loro caregiver (coloro i quali se ne prendono cura), è un luogo d’incontro, accogliente e protetto, un posto dove darsi appuntamento per parlare, condividere storie personali e non, dove ritrovarsi, ascoltare e farsi ascoltare e attraverso il racconto, una narrazione spesso guidata, dare sfogo alle proprie difficoltà, frustrazioni, paure e solitudini, in un clima di non-giudizio ma di assoluta partecipazione emotiva.
Per l’occasione abbiamo intervistato Anna Petrachi vicepresidente dei Cantieri Teatrali Koreja e Responsabile del Progetto CTK Alzheimer Café.
Come nasce l’idea di aprire un Café Alzheimer all’interno dei Cantieri Teatrali Koreja?
I Cantieri Teatrali Koreja hanno sempre seguito il solco del sociale, in particolare in questi ultimi anni gli attori – pedagoghi che lavorano ai C.T. Koreja – attraverso attività laboratoriali, hanno dedicato il loro lavoro a categorie deboli o comunque in condizioni particolari: detenuti, migranti, donne, disabili. Ci siamo resi conto che in questo tessuto sociale non era stato colmato un grande vuoto, quello rappresentato dagli anziani. Nulla si faceva per loro. Abbiamo riflettuto sulla persona adulta che perde la memoria, dimentica. Noi, in quanto Teatro, siamo il luogo della memoria, partiamo da tutti i nostri ricordi per andare avanti. Siamo partiti da quello: “Come conservare la memoria anche quando si perde”. Abbiamo indagato un po’, non abbiamo inventato nulla di nuovo e abbiamo appreso degli Alzheimer Cafè. Avevamo uno spazio che volevamo destinare a qualcosa di particolare e così è nata l’idea di creare un Alzheimer Café, uno sguardo al passato per non dimenticare chi siamo stati e poter parlare di ciò che siamo.
Dopo un corso di formazione un gruppo di volontari eterogeneo è stato adeguatamente preparato e nel mese di luglio, ogni martedì, ha svolto, con successo, attività ludico-ricreative multisensoriali. Cosa vi aspettate da questa nuova riapertura, dopo la pausa estiva?
Ci aspettiamo che continui e stiamo lavorando perché questo progetto prosegua. Stiamo cercando di sollecitare gli Enti Pubblici, smuovere una serie di persone, captare nuovi bandi, trovare nuove possibilità. Insomma, stiamo facendo di tutto per fare in modo che non si perda il lavoro svolto fin qui e che i volontari possano diventare qualcosa di professionalmente riconosciuto.
Quanto ritiene che questa attività possa incidere sulla qualità della vita?
I caregiver e i parenti delle persone affette da Alzheimer sono le persone che soffrono ancor più del paziente. Riferiscono che dopo ogni incontro all’Alzheimer Café cambiano d’umore. Lo stesso gruppo di volontari esegue un monitoraggio ex ante ed uno ex post attività. Si fa per verificare lo stato emotivo del beneficiario. Hanno avuto una bellissima idea, un cartellone dove segnare le emozioni ed è proprio la felicità ad essere lo stato emotivo che conclude ogni incontro.
Qual è la risposta da parte delle istituzioni? E dei cittadini?
Tanti complimenti ma nessuno se ne occupa. Il problema è sempre delegato al privato e all’impresa che deve farsene carico, bussando alle porte dell’Ente Pubblico, con insistenza. Il fatto è che… “È il figlio di cui nessuno si cura, bello sì ma poi nessuno lo veste e lo porta a scuola”.