Salutando don Antonio Pellegrino nel giorno del suo dies natalis

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Scomparso come in una nuvola di fumo rosa. E’ questo il colore che evoca, rassicurante, gioioso, discreto, l’angelo divenuto tra gli Arcangeli di Sant’Angelo, la Parrocchia di Trepuzzi, Don Antonio. Non è necessario aggiungere Pellegrino, un cognome il suo che caratterizza il significato dello stesso. Conosciuto un po’ dappertutto anche per le sue doti atte a liberare i cristiani da misteriose forze malefiche. In cerca di Dio sempre, instancabilmente, Don Antonio Pellegrino, una realtà a sé stante, made e from Trepuzzi. Che vuol dire? Il Grande Sacerdote ha inteso rimanere a svolgere il suo Apostolato nella sua patria, tra la sua gente e fra chiunque avesse manifestato interesse nell’avvicinarlo.

Ma chi era essenzialmente lui? Un Uomo di fede profonda, contava 96 primavere sì, perché nonostante l’età cronologica conservava un giovane cuore sempre pulsante alla grande, ogni qualvolta qualcuno volesse ricevere conforto, confronto, una carezza psicologica. Ora non c’è, eccome se non si sente! La sua Chiesa per sua ferma volontà fatta erigere nel secolo scorso è nuda, e come se lo avesse ora in-corporato. Il suo funerale, bello, con incredibili ovazioni ha fatto accorrere fedeli da ogni parte e lui… così essenziale, sensibile, galantuomo e signore, nel suo piccolo non negava, una volta individuatane la necessità, la parolina-chiave per risolvere problemi di natura affettivo-esistenziale. Don Antonio Pellegrino, un’istituzione, legato in particolare al suo Santo Omonimo del Fuoco, a San Filippo Smaldone, cui era devota la sua cara mamma  e alla Madre Celeste. Ora sarà accolto con tutti gli onori che la corte celeste ha riservato alla sua figura di alta dirittura morale ed emblematica di  un amore unico, inesorabile, leggendario per Nostro Signore che lo ha voluto con Sé a ridosso della Sua Passione e poi Risurrezione. E’ toccante questa realtà per chi non crede nelle coincidenze. Lui amerà come superlativamente ha abbracciato tutti coloro che avevano simpatizzato per il suo originalissimo essere Sacerdote. Un uomo di cultura, indulgeva nella spiegazione dei testi sacri passando poi generosamente al l’atto di invitare a cogliere ciò che c’è veramente di basico nell’esperienza umana, tipicamente nell’anelare a Cristo. Una concezione della sua personalità  che restituisce in maniera molto particolare e pregnante l’immagine del suo parrocato. Le sue omelie al pari di Padre Pio erano lunghe, ma  rivelavano il grado di abbandono e affidamento al Maestro, Padre, Figlio e Spirito Santo. In eredità lascia il suo nome e l’amore per i poveri, conscio che sarà pregato e ricercato dovunque la sua statura si velerà, materializzandosi nell’intimo , come diceva il Grande Agostino “in interiore homine”.