Il nodo centrale del libro è il tema della violenza con i suoi orribili e molteplici volti, tema che si intreccia con la storia della protagonista Miriam, vittima dell’orco, indifesa anche da chi avrebbe dovuto proteggerla. Il romanzo è anche la storia della ricerca della felicità, che è nelle piccole gioie, nella quotidianità condivisa, nell’amore che torna a bussare alla porta. Come scrive in prefazione Antonietta Fulvio – “Per uscire dalla spirale del male c’è sempre e solo un modo, lasciar andare via le mani dagli occhi e guardare la realtà per quella che è. Se portando via le mani dagli occhi si scopre l’amore, allora bisogna avere il coraggio di lasciarsi avvolgere perché si vive una volta sola”.Via le mani dagli occhi è anche il racconto delle atmosfere degli anni Sessanta, del boom economico, della passione calcistica per la squadra del cuore, l’Inter, nel periodo d’oro alla conquista del Triplete.
A guidare e ispirare l’opera di Mottura è stato l’esempio di una donna simbolo del Salento, Renata Fonte, assessora alla cultura e alla pubblica istruzione del comune di Nardò che il 31 Marzo 1984 venne assassinata con tre colpi di pistola da due sicari mentre rincasava dopo una seduta del consiglio comunale. La donna è stata scelta da Mottura come esempio da seguire per la sua tenacia e il suo coraggio “Avevo poco più di nove anni la sera in cui Renata fu uccisa e non riuscivo a capacitarmi di come un delitto così efferato potesse essere stato compiuto a pochi chilometri dalla mia città, ma soprattutto ai danni di una donna. E’ stato quello il primo episodio di violenza su una donna di cui la mia mente abbia ricordo.”- queste le sue parole a proposito della Fonte.
Non è la prima volta che la figura di Renata Fonte ispira Sandro Mottura che, profondamente colpito da quel terribile episodio di cronaca, nel 2017 ha ideato un evento dal titolo: “Donna, essere divino”, iniziativa volta a celebrare cinque donne salentine che si sono distinte nei vari campi d’appartenenza e che ha visto la consegna anche di una targa proprio alla memoria della Fonte, per ricordarne il profondo coraggio nella difesa dell’ambiente.
Non solo, nell’agosto del 2018 lo scrittore ha fondato l’associazione culturale e teatrale “La Barcaccia”, che ha messo in scena un breve atto drammatico dal titolo: “Renata Fonte, la custode del bello”. Infine, Mottura, nel 2019, ha creato e promosso l’evento “Se…Renata di primavera – musica e parole in memoria delle vittime della mafia”, che avrebbe dovuto esser celebrato con cadenza annuale, ma che è stato interrotto a causa dell’avvento della pandemia.
Capita a tutti di avere un mito, un modello a cui ispirarsi e Sandro Mottura ha scelto proprio una donna con la quale tutti siamo in debito per ciò che ha lasciato al nostro territorio, una donna che oggi più che mai dovrebbe rappresentare un esempio da seguire, poiché è l’emblema di chi ama la propria terra e non si piega all’illegalità, alle speculazioni e alla mafia, ma combatte credendo nella giustizia.