Lecce – Si è conclusa proprio ieri, presso il Multisala Massimo, la 14° edizione del Festival del Cinema Europeo cominciata il 10 Aprile. Tante le proposte nella sezione del festival denominata Puglia Show, un concorso di cortometraggi di giovani registi pugliesi, che, sempre nella serata conclusiva, ha visto la premiazione di “Matilde” di Vito Palmieri.
Variegate le tematiche affrontate dai giovani registi in questa edizione: dalla riscoperta delle antiche tradizioni in “A San Nicola Preferisco Santa Claus” di Dario Melissano, alla visione della vita piuttosto futurista di Giulio Mastromauro, che nel suo “Carlo e Clara” dona l’immortalità ai suoi protagonisti, facendo rinascere ognuno dei quali come una tourritopsis nutricula.
Tematica attualissima quella de “Il curriculum” di Giulio Neglia, che, con un riso amaro, affronta la situazione a cui molti giovani si trovano a far fronte appena laureati e in procinto di affacciarsi nel mondo del lavoro.
Di “diversità” sicuramente raccontano: “È nato scemo“ di Guido Di Paolo, la storia di un ragazzo del sud Italia considerato stupido perché ama la poesia; la premiata “Matilde” di Vito Palmieri, la storia emozionante di una bambina sorda che, sfruttando la sua intelligenza, la sua fantasia e la sua passione per il tennis, riesce a trovare un rimedio simpatico e davvero originale alla sua classe “rumorosa”; “Volti” di Antonio de Palo invece, è la storia coinvolgente di un attore con una grande passione per il teatro, ma costretto a “mascherare” la propria identità perché down.
Drammatici, ma di altissimo livello, “Inassenza“ di Domenico De Orsi, che racconta il danno interiore di due sorelle che si divideranno per sempre dopo la morte del padre e il suicidio di una delle due e “Rumore Bianco“ in cui il giovane regista, Alessandro Porzio, si domanda che senso abbia la vita di un individuo attaccato ad un respiratore artificiale se poi non può nemmeno dire un “resta” alla compagna stremata dall’impotenza.
Forse un po’ obsoleto lo stile “splatter” di Paolo Strippoli in “In un mondo violento“, così come insufficientemente ironico “La parodia vegana“ di Francesco Manisi, nonostante l’idea di evidenziare l’incoerenza di un’umanità che si autodistrugge sia molto giusta.
Quasi onirico e di qualità notevole, originale anche per l’atmosfera burlesque, “La famiglia“ di Lucilla Minnino: è arricchito dalla scelta dell’attore protagonista, il salentino Francesco Zecca, bravissimo a teatro e noto ormai al pubblico per diverse fiction televisive. Curato nei dettagli e nella recitazione “Principessa“ di Vito Marinelli, così come “Bibliothèque“ di Alessandro Rizzo, di cui abbiamo già trattato nelle pagine di Paisemiu,com
Altro cortometraggio in concorso era “Sapore di pane” di Alberto Chironi, che la redazione di Paisemiu.com ha intervistato. Alberto nel suo documentario racconta la preparazione del pane mediante procedure che utilizzano strumenti semplici e ricavati direttamente dalla natura, “dalla terra”. Potrebbe sembrare insolita questa attenzione di Alberto verso la semplicità e la completezza della Natura, data la sua giovanissima età, ma ciò forse è dato anche per lo sport che pratica, il surf.
Alberto, come nasce “Sapore di pane”?
Una mattina dei primi di novembre mio nonno mi telefona e mi dice: “Alberto sto facendo un po’ di pane al forno della casa in campagna, se vuoi venire a prenderne un pezzo appena sfornato, siamo qua!”. Andai subito e pensai di portarmi camera e cavalletto per poter documentare in video le fasi di lavoro. Una volta arrivato scelsi subito le inquadrature migliori per poter filmare strumenti, manodopera e passione.
Come mai hai scelto proprio questa tematica piuttosto che un’altra?
Ci sono stati due passaggi del lavoro che mi hanno molto affascinato e che mi hanno dato la convinzione che il documentario doveva essere presentato al pubblico, specie a quello più giovane. La prima è stata quella della pulizia del forno dal carbone e dalla cenere: quando ho visto mio nonno impugnare una stranissima e grande scopa, dal manico grosso e dalla spazzola fatta da fasci e rami d’ulivo, mi son detto: “Incredibile, nessuno degli strumenti moderni riuscirebbe a pulire e contemporaneamente a lasciare sui mattoni del basamento del forno il “sapore” d’ulivo…Sembrerà assurdo, ma ancora l’innovazione non riesce a sostituire la genuinità e l’efficacia degli strumenti che ci vengono offerti direttamente dalla terra del contadino.
L’altra fase di lavoro che mi ha affascinato è stata quella del taglio delle frise: con un semplicissimo filo di ferro legato ad arco ad una tavoletta di legno si separa in due parti la pasta cotta per poi passare alla biscottatura. Il tema della lavorazione del pane quindi, attraverso l’utilizzo di semplici strumenti, è diventato per me oggetto di espressione della semplicità della vita.
Nei titoli di coda ho notato il nome di un evento sul pane ad Arnesano. Sapore di pane nasce appositamente e poi successivamente presentato al festival del cinema?
Avevo girato il video originale ma non lo avevo ancora montato, quando è uscito un bando di concorso del Comune di Arnesano e l’Associazione Mille&20. Un concorso creativo sul tema del pane quindi, e così con l’aiuto della mia amica videomaker, Elena Mazzei, abbiamo dato struttura al documentario. Prima della presentazione alla 14° ed. Festivale del Cinema Europeo, Sapore di pane è stato anche proiettato al Festival Nazionale del Cortometraggio Scolastico e per Giovani Filmaker “Gabriele Inguscio” nella settima edizione nel luglio 2012 nella quale ha ricevuto una menzione speciale.
Abbiamo notato che nel corto è anche data molta importanza al pane come risultato finale di un lavoro “attento” tra i tuoi nonni, due figure una imprescindibile dall’altra, una similitudine forse con il rapporto di coppia in tutti i suoi aspetti. Se “siamo ciò che vediamo”, quanto della tua concezione dell’amore c’è in questo corto?
Non credo di essere ancora pronto ad usare il termine “amore” a dir la verità e di conseguenza non ho voluto intendere questo cortometraggio in questo senso. Ho solo voluto esprimere le emozioni che ho provato dall’esperienza vissuta assieme ai miei nonni mentre preparavano il pane, imprimere nelle scene del video quello stato di spensieratezza, quello star bene che solo la vita vissuta in maniera semplice sa generare…
Quali sono i tuoi progetti ora, Alberto, stai lavorando a qualcosa in particolare?
Attualmente sto lavorando al mio prossimo cortometraggio, che questa volta non sarà un documentario. Tratterà un tema decisamente diverso, in qualche modo forse esattamente l’opposto di quello trattato in “sapore di pane”. Racconterò un mondo in cui l’adattamento alle paure sarà l’unico modo per sfociare verso nuove “spensieratezze” e non dico altro.
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